Nessuno è ancora certo della geografia in questo luogo straniero e familiare; nessuno sa quanto disti Kota Baru da Singapore, o se Jakarta sia più vicina a Malacca di Penang. Bangkok è da qualche parte a nord di qui, ma a che distanza? Restano in piedi sulle banchine, cercando di capire dove andare. Stranieri, smarriti su un molo. Penso spesso a questa immagine [Stranieri su un molo, Tash Aw, trad. Martina Prosperi]
“Stanieri su un molo” di Tash Aw (trad. M. Prosperi, add editore, 91 pagine, 12 €) è una via di mezzo tra riflessione, memoir e saggio sulle migrazioni. L’autore è nato a Taiwan da genitori di origini malesi, i quali, a loro volta, erano figli di genitori di origini cinesi; oggi, Aw vive a Londra, dopo aver trascorso molti anni a Kuala Lumpur, Malesia.
Il memoir saggio si apre con una scena in taxi: Aw è in Thailandia assieme ad un europeo che parla molto bene la lingua thai; eppure, il taxista, ignora l’europeo e si rivolge solo ad Aw, credendolo thailandese, mentre lo scrittore conosce solo poche parole in lingua thai.
Anche in Nepal, nella scena successiva, Tash Aw viene creduto nepalese dalla gente del posto, mentre insiste dichiarando di essere malese, anzi, cino-malese ma nato a Taiwan.
I nonni, sia materni che paterni, di Tash Aw dalle province cinesi, anni prima che Mao Zedong e i comunisti prendessero il potere al governo, erano emigrati in Malesia; stranieri su un molo, i nonni di Aw, che si erano trovati – all’epoca senza ancora conoscersi – da soli, giovanissimi, in un Paese del quale non sapevano praticamente nulla.
[Mio nonno] Lui è arrivato in Malesia da bambino con nient’altro che una camicia addosso; non capisce cosa significi avere nostalgia di casa. Mia madre prova a fargli capire come si sente mia sorella – è dura, e lei è completamente sola, le altre ragazze sono perfide. E mio nonno dice, semplicemente: “Ma noi siamo immigrati”. Come se ciò spiegasse tutto. Come se le avversità, la nostalgia, la malinconia e le vane aspirazioni fossero una componente normale della nostra esistenza [Stranieri su un molo, Tash Aw, trad. Martina Prosperi]
Tash Aw parte quindi dalla storia dei nonni, passando a qualche parentesi riguardo ai genitori (il padre è sempre stato restio a parlare di se stesso), per spiegare come mai il suo volto sia una mescolanza di caratteri asiatici che lo rendono pressoché camaleontico. In ogni stato asiatico dove si reca, può tranquillamente essere scambiato per una persona del posto; come in Giappone, quando un uomo del luogo iniziò a parlargli in giapponese e Tash Aw, per non deluderlo, annuiva con il capo.
Vogliamo che lo straniero sia uno di noi, qualcuno che possiamo capire [Stranieri su un molo, Tash Aw, trad. Martina Prosperi]
Infine, da memoir della sua famiglia, Tash Aw passa al saggio, raccontando al lettore alcuni aspetti delle culture asiatiche e molte delle sue contraddizioni, in particolare della società cinese, e infine si adopera per avviare una riflessione sui migranti e sulle migrazioni. Nella parte finale del libro c’è un’intervista esclusiva all’Autore per l’edizione italiana. Il contenuto di questa intervista verte su migrazioni, idea di appartenenza ad un’etnia precisa, razzismo e populismo dilagante (lo straniero alle persone fa ‘paura’ in quanto ‘diverso’) e analisi del tessuto sociale italiano ed europeo.
L’Autore spiega che la somiglianza è rassicurante. Facciamo un gioco: se in una sala d’aspetto, oltre noi, ci sono due donne, un’italiana e una rumena, a chi affidiamo la custodia della borsa o della valigia se dobbiamo allontanarci per un attimo? La sensazione che una persona appartenga al nostro Paese, abbia la nostra cittadinanza, segua la nostra religione, è più rassicurante di una straniera che, certamente, avrà usi e costumi diversi dai nostri. Eppure, perdiamo molto se non ci confrontiamo e impariamo da chi, appunto, è ‘diverso’ da noi.
La somiglianza è molto più rassicurante della differenza. Quindi quando assomigli anche solo vagamente a tutti gli altri, è molto semplice per le persone credere che tu sia uno di loro. Nel clima politico di oggi, le differenze sono accentuate e ci vuole di più per stabilire quel senso di somiglianza, ma succede ancora. Vorrei aggiungere però che le persone non affermano che tu sia uno di loro, se i tentativi di assimilarti non funzionano, a quel punto sei sempre incasellato come l’Altro [dall’intervista a Tash Aw condotta dalla redazione di add editore]
Titolo: Stranieri su un molo
L’Autore: Tash Aw
Traduzione dall’inglese: Martina Prosperi
Editore: add editore
Perché leggerlo: per riflettere sulle luci e sulle ombre delle società asiatiche di oggi, per immaginarsi stranieri per un attimo, persi su un molo, circondati da estranei
(© Riproduzione riservata)
Davvero interessante. Me lo segno
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