Rebecca Godfrey | La notte rossa. Una storia vera

E’ novembre a View Royal, come era allora, una stagione grigia, con una nebbia costante che sembra sospesa tra nubi massicce, come una guaina che ricopre le montagne e gli abeti. La cittadina è avvolta da questo clima di malinconia, abituata al modo in cui la pioggia offusca la visuale degli automobilisti e dona agli abeti svettanti quella particolare tonalità vivida di verde. Nessun satellite russo ha più attraversato i cieli. Nessuna esplosione misteriosa di un fuoco brillante in caduta fa alzare lo sguardo ai giovani di View Royal. Ogni anno, nell’anniversario della morte di Reena, qualcuno depone fiori all'”Albero di Reena Virk” (…) Ogni anno si scrivono articoli sul “bullismo tra adolescenti” e si proclama che “Reena vivrà per sempre nei nostri cuori”.
La notte rossa, Rebecca Godfrey, trad. F. Bernabei

La notte rossa” di Rebecca Godfrey, tradotto da Fabio Bernabei per NN Editore, è la ricostruzione precisa e dettagliata di un drammatico delitto avvenuto nel 1997, nella Columbia Britannica, in Canada. Come recita il sottotitolo, questa è una storia vera. L’Autrice, all’epoca dei fatti, era giovane, ma ben più adulta dei responsabili del terribile delitto, che all’epoca erano tra i tredici e i sedici anni.

Chi inizia la lettura de “La notte rossa” si trova immediatamente catapultato nelle scure, limacciose, fetide acque della Gorge, insieme ai sommozzatori delle forze dell’ordine impegnati nella ricerca di un corpo; vengono trovate mutandine e jeans da donna, ma sono i colleghi impegnati nella ricerca aerea che individuano un cadavere arenato lungo gli argini del fiume salmastro.

E’ il corpo della quattordicenne Reena Virk, di origini indiane, scomparsa una settimana prima circa. Il volto è tumefatto dai colpi ricevuti; i lividi ricoprono buona parte delle braccia, delle gambe e del torace; la calotta cranica è sfondata.

Ma cosa è successo una settimana prima? La Godfrey introduce il lettore alla società di quegli anni, la fine turbolenta degli anni Novanta. Anni senza social, senza messaggistica istantanea, senza smartphone o wi-fi. Molti ragazzi di View Point sono alla deriva: Warren ha una madre alcolizzata e un padre fuggito in California con un’altra donna; Josephine ha una madre troppo debole per riuscire a controllarla; lo stesso vale per Dusty, la cui madre rinuncia presto alla sua gestione e la affida a una casa per ragazzi disagiati; Kelly è una ragazza di buona famiglia, piuttosto benestante, ma il suo carattere vendicativo e violento sopraffano spesso gli altri; Reena è una ragazza di origini indiane, non bella, non bianca, non magra, per niente invidiata; Syreeta ha solo la madre, è cieca da un occhio dalla nascita, ed è innamorata di Warren.

Molti di loro frequentano la scuola superiore Shoreline o la Seven Oaks, la casa per ragazzi e ragazze in difficoltà, per questo si conoscono. Reena non frequenta la Shoreline, ma sulla sua strada incontra ugualmente Josephine, Kelly e Dusty. Reena smania per essere accettata dal gruppo, nonostante i suoi difetti e il suo carattere troppo tranquillo. Per dimostrare chi è veramente, Reena ruba l’agenda di Josephine con i numeri di telefono e inizia a mettere in giro voci fasulle a proposito di Josephine; in più, mentre Dusty è lontana, Reena cerca di provarci con il suo fidanzato e anche questa volta, le voci iniziano a correre veloci.

Per Dusty e Josephine è davvero troppo: iniziano a meditare una vendetta contro Reena. Con l’inganno la attirano alla Gorge, la sera del 14 novembre, la sera in cui alle 21.21 un satellite russo esplode e illumina la notte di rosso.

Alla Gorge ci sono decine di ragazzi e ragazze; inizia il pestaggio ma una ragazza di nome Laila ferma la violenza, il gruppo si disperde e Reena, malconcia e distrutta, si rimette in piedi.

Per qualcuno del gruppo il pestaggio non è stato sufficiente. Quando i ragazzi e le ragazze del grande gruppo se ne vanno, due persone seguono Reena al di là del ponte, con l’intenzione di proseguire le violenze.

Foto di Tj Holowaychuk su Unsplash

Tra i ragazzi, tutti sanno chi c’era quella notte sotto il ponte della Gorge. Tutti sanno chi ha sferrato i colpi, specialmente quelli più duri. Tutti sanno chi ha seguito Reena, chi l’ha picchiata ancora, chi le ha messo la testa in acqua e gliel’ha tenuta giù fino a farla smettere di respirare.

Qualcuno degli artefici del pestaggio si vanta nei giorni successivi; due sorelle trovano il coraggio di denunciare la violenza alla polizia e scattano le ricerche del corpo di Reena.

Così torniamo nella Gorge con i sommozzatori e una volta trovato il corpo e stabilita la modalità di uccisione, iniziano le indagini della polizia. La Godfrey sviscera ogni aspetto psicologico dei partecipanti al pestaggio, chi si è pentito e chi no; chi resta indifferente e chi invece vorrebbe tornare indietro e cancellare quella violenza.

La notte rossa” di Rebecca Godfrey è un libro che racconta una storia dura, violenta, forte, a tratti faticosa da accettare come vera: ricordate che gli esecutori di questa violenza sono stati dei ragazzi dai tredici ai sedici anni.

Per me, referente Bullismo e Cyberbullismo nella scuola dove lavoro, il libro “La notte rossa” ha fatto scaturire molte riflessioni. Anzitutto, quanto la violenza sia legata al disagio sociale, in questo caso giovanile; le famiglie incapaci di controllare i figli, la scuola con un semplice servizio psicologico ma incapace di capire quando intervenire, la polizia che prima del fatto non fa altro che disperdere il gruppo, senza intuire le reali intenzioni di alcuni di loro. Alcool e droghe giocano a favore della violenza

Il bullismo contro Reena ha origini lontane, ben prima che la ragazza rubasse l’agendina di Josephine e chiamasse i suoi amici mettendola in cattiva luce. Reena era vista come una ragazza bruttina, grassoccia, insipida, sciocca e per questo era presa in giro, presa di mira, in una parola: bullizzata.

Molte delle più violente artefici del pestaggio sono ragazze, ci sono anche maschi, ma le ragazze sono quelle che picchiano più duro. E questo è un dato confermato anche dalle cronache recenti.

Infine, dopo la tragedia, dopo la morte di Reena, ci sono personaggi pentiti, che solo di fronte alla notizia del cadavere ritrovato sfigurato dai colpi e seminudo, si rendono conto della sciocchezza che hanno fatto. Altri, invece, non mostrano sensi di colpa. Addirittura qualcuno cancella l’evento e ripete all’infinito che non era presente quella sera.

La notte rossa” è un libro che ho apprezzato tantissimo, che resterà senza dubbio tra i migliori letti in merito all’argomento del bullismo e del disagio giovanile. Ho apprezzato lo stile della Godfrey, incisivo, intenso, duro e senza sconti, tagliente come una lama affilata ma capace di mostrare la realtà, per quanto difficile da accettare. Il testo si legge velocemente, perché coinvolge, cattura, inquieta e fa riflettere. Poi, come già detto, in quanto insegnante, ho apprezzato molto la profonda analisi psicologica dei ragazzi e ragazze partecipanti al crimine: sperando di non dovermi mai trovare in una situazione come questa, credo che userò questa storia per i miei interventi in classe relativi alla prevenzione del bullismo.

Titolo: La notte rossa
L’Autrice: Rebecca Godfrey
Traduzione dall’inglese: Fabio Bernabei
Editore: NN Editore

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