Fredrik Sjöberg | L’arte di collezionare mosche

L’arte di collezionare mosche” di Fredrik Sjöberg (Iperborea, 218 pagine, 16 euro ) è un libro che sfugge ad ogni classificazione, ed è impossibile da inserire in un genere letterario, ma nonostante queste premesse il risultato è una lettura davvero gradevole, divertente ed umoristica, mai noiosa o accademica, nemmeno quando Fredrik Sjöberg si lancia sulle disquisizioni a proposito dei suoi amati sirfidi.

20150311172735_242_cover_webTitolo: L’arte di collezionare mosche

L’Autore: entomologo e collezionista, dal 1986 vive con la sua famiglia sull’isola Runmarö, nell’arcipelago est di Stoccolma. È anche critico letterario, traduttore, giornalista e autore di diversi libri, tra cui The Art of Flight e The Raisin King. La sua collezione di sirfidi è stata esposta alla Biennale di Venezia del 2009

Traduzione dallo svedese: Fulvio Ferrari

Editore: Iperborea

Il mio consiglio: è un libro che mi ha divertita molto, emozionata, incuriosita e fatta sorridere. Lo apprezzerete molto di più con qualche nozione di scienze naturali, pur essendo in ogni caso molto divulgativo.

Ogni estate ci sono alcune notti – non molte, ma alcune – in cui tutto è perfetto. La luce, il caldo, i profumi, la foschia, il canto degli uccelli… le farfalle. Chi può dormire, allora? Chi vuole? La maggioranza, a quanto pare. A me invece viene da piangere di gioia e mi metto a girovagare per l’isola fino all’alba, sognando e pensando che le notti d’estate sono la nostra risorsa meno sfruttata. Questo pensiero è nuovo, ma i sogni e le passeggiate ci sono state sempre, da che ricordo. [L’arte di collezionare mosche, Fredrik Sjöberg, trad. F. Ferrari, citazione pagina 115]

Il primo libro di Fredrik Sjöberg che viene tradotto in italiano è una sorta di zibaldone di pensieri, una raccolta di appunti, aneddoti, biografie e curiosità su alcuni scienziati e in parte un diario di Sjöberg stesso, il tutto narrato con uno stile accattivante, curioso e divertente.

Sjöberg da anni vive sull’isola di Runmarö, nell’arcipelago est di Stoccolma, dove ha sviluppato la sua passione per l’entomologia parallelamente alla passione per la scrittura. Negli anni che Sjöberg ha trascorso sull’isola, ha raccolto e classificato duecentodue specie di sirfidi, animali che noi generalmente chiamiamo mosche.

Ma non diventa noioso, alla lunga? Presto o tardi, la domanda arriva sempre. L’isola non è grande. E le specie di sirfidi non sono in numero illimitato. Presto saranno tutte nelle mie scatole. Il mio buon amico, il massimo esperto nel campo, dice sempre che nel migliore dei casi, se avrò la fortuna di vivere a lungo, posso sperare di trovare sull’isola duecentoquaranta specie, di più è difficile. Le ultime, con anni di intervallo. Questa è la fauna, e questa è l’isola. Già adesso, dopo sette anni, è diventato difficile trovare qualcosa di nuovo. Ma, noioso? No, quello no. Magari solitario. [L’arte di collezionare mosche, Fredrik Sjöberg, trad. F. Ferrari, citazione pagine 93-94]

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Cicadas. Aid to the identification of insects, E.W. Janson,1880-90

Perché un’isola per studiare gli insetti, anzi i sirfidi? Semplicemente per non impazzire: la Classe Insecta è il raggruppamento più numeroso tra gli animali che popolano la Terra, e conta più di un milione di specie (più tutte quelle che non sono ancora state scoperte). Sulle isole è più semplice studiare la fauna dato che per i biologi sono come dei piccoli laboratori naturali, dove di solito risiedono un numero limitato di generi e specie animali; così Sjöberg sceglie l’isola di Runmarö, per andare a caccia di mosche, armato di retino – a volte – oppure con la trappola di Malaise. E quando i turisti che d’estate prendono d’assalto Runmarö, lo scrittore si trova sempre assediato da domande, spesso intelligenti, più sovente stupide.

Divagando qua e là come le anse di un fiume, Sjöberg ci racconta la vita di entomologi famosi, ci parla della deriva dei continenti dello sfortunato meteorologo tedesco Alfred Wegener, ci parla dei due naturalisti più famosi in assoluto, l’inglese Charles Darwin che con la sua teoria sull’evoluzione umana ha scardinato qualsiasi credenza precedente, e lo svedese Carlo Linneo che ha inventato – assieme a un altro sfortunato naturalista morto annegato ad Amsterdam, di cui nessuno ricorda mai il nome – la nomenclatura binomiale che assegna ad ogni essere vivente un nome e un cognome.

L’arte di collezionare mosche” è un libro davvero molto bello, e io che ho studiato scienze all’università – in particolare, paleontologia – spesso mi ci sono ritrovata: Fredrik Sjöberg corre romanticamente dietro ai sirfidi con il retino e piange di gioia nelle notti d’estate, mentre io scavavo felicemente in una fossa tra la polvere per cercare vecchie ossa e piangevo di gioia quando al microscopio scoprivo a quale specie di ghiro corrispondevano quei molari. Per questo ho compreso perfettamente l’emozione che Sjöberg prova quando scopre una specie nuova in un luogo dove non se l’aspettava.

E’ un libro molto divulgativo e divertente, ma con qualche conoscenza di scienze naturali un po’ approfondita potreste apprezzarlo molto di più.

Piccola nota: c’è un errore di traduzione, a pagina 174, dove viene scritto: “la presenza della farfalla apollo sull’isola viene spiegata con il fatto che qui il sostrato roccioso è calcareo (…)“, ecco: non si dice “sostrato roccioso” in geologia, ma si dice “substrato roccioso”. Questa piccola svista non va di certo ad inficiare la qualità del libro.

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