Bruno Tertrais e Delphine Papin | Atlante delle frontiere. Muri, conflitti, migrazioni

Tracciare un confine comporta sempre una doppia conseguenza: si rinchiude al suo interno ciò che consideriamo “nostro”, “noi” compresi, e si crea “l’altro” e l’alterità, togliendo a chi lo traccia la possibilità di essere tutto ciò che è in potenza. Qui nasce una domanda centrale, che i molti casi esposti e analizzati in questo Atlante delle frontiere aiutano a comprendere meglio (…): è il confine a creare la diversità o, al contrario, è quest’ultima a far nascere un confine? [dalla prefazione di Marc Aime ad Atlante delle frontiere, B. Tertrais e D. Papin, trad. M. Aime]

C’è un luogo in Europa che mi piacerebbe visitare, si trova in Lussemburgo, in prossimità del confine con la Germania e la Francia. Non è una di quelle cittadine famose per le bellezze artistiche, anche se si adagia dolcemente sul fiume Mosella; in quella cittadina, che tutti abbiamo nominato una volta nella vita, il 14 giugno 1985 i delegati di cinque Stati europei – Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Germania dell’Ovest – sottoscrissero lo storico accordo sul superamento delle barriere alle frontiere: l’Accordo di Schengen.

Oggi la politica europea riguardo ai suoi confini è ambigua. Da una parte, l’Europa vuole mostrarsi come uno spazio dove è possibile circolare liberamente; dall’altra, dopo la crisi siriana e le massicce migrazioni provenienti dall’Africa, l’Europa ha rispolverato il concetto di ‘confine’, nel 2016 ha creato la Frontex (corpi speciali di militari che presidiano le frontiere) e alcuni Stati europei hano costruito muri e recinzioni per impedire ai profughi di passare e transitare netro i propri territori.

Che cosa succede nel resto del mondo? Che cos’è un confine e cosa una frontiera? E quante frontiere esistono?

Nella lingua italiana, come in quella francese, confine e frontiera sono diventati sinonimi. In inglese, invece, border e boundary indicano delle linee di demarcazione, mentre frontier è lo spazio aperto, quello da conquistare, quello su cui si è costruita l’intera epopea del West (…) Questo Atlante ci dice che oggi esistono al mondo 323 frontiere terrestri su circa 250.000 km (dalla prefazione di Marc Aime ad Atlante delle frontiere, B. Tertrais e D. Papin, trad. M. Aime)

Possono sembrare parecchie 323 frontiere terrestri, tanto più che salgono ad oltre 750 se si aggiungono quelle marittime; oggi si cerca di evitare di tracciare o spostare le frontiere, perché la Storia insegna che può davvero essere molto pericoloso, perché “le frontiere sono cariche di storia: storia di guerre, di diplomazia, di colonialismo certamente, ma talvolta anche storia di antiche divisioni culturali“.

Il confine tra India e Pakistan è quella linea arancione che si vede dallo spazio. Si tratta di uno dei confini più presidiati e controllati al mondo (fonte: Wikipedia)

Atlante delle frontiere” di Bruno Tertrais e Delphine Papin (trad. M. Aime, add editore, 25 €) è uno splendido volume che, grazie a testi chiari e mappe infografiche colorate e puntuali, in cinque capitoli mostra uno spaccato interessante della situazione geopolitica a livello mondiale.

Esistono le frontiere ereditate, quelle di un tempo che oggi generano attriti e conflitti, come la suddivisione del Medio Oriente, i confini tra India, Pakistan e Bengala o le aree di influenza in Europa durante la Guerra Fredda.

Vi sono frontiere invisibili, che non hanno una realtà fisica. Come si traccia un confine in mare? E se ci sono laghi o fiumi come si procede? I fiumi si spostano, quindi Croazia e Serbia sentono il bisogno di ridefinire il proprio confine. Quando ci sono di mezzo giacimenti petroliferi ogni singolo metro è prezioso e per strapparlo al proprio vicino si studia di tutto. Cina e India si dividono la cima dell’Himalaya, ma entrambe la vorrebbero in esclusiva.

Le frontiere possono essere rimarcate da muri, recinti, metri di filo spinato. I confini diventano realtà fisiche, barriere, oggetti lineari che devono proteggere chi sta al di qua della linea. Se il muro di Berlino è stato smantellato, in Europa continuano ad esserci muri: a Ceuta e a Melilla, due enclavi spagnole su suolo marocchino, oppure il muro che divide la città di Nicosia, sull’isola di Cipro, a sua volta divisa in due dalla Linea Verde tracciata nel 1974. Al di fuori dell’Europa i muri sono tantissimi: noto quello che si sta costruendo tra USA e Messico, e famose e barricate tra Stato israeliano e territori palestinesi.

Il muro più basso: barriera alta 2 metri tra India e Pakistan; il muro più alto: barriera alta 9 metri tra Uzbekistan e Kirghizistan.

Per la felicità di persone come me, che adorano le curiosità, c’è un bel capitolo sulle stravaganze frontaliere: a Cuba c’è un pezzo di Stati Uniti, Guantanamo. India e Bangladesh nel 2015 si sono scambiati 162 enclave di prim’ordine, permettendo così il disenclavamento di numerose enclave, di una contro-enclave e di una contro-contro-enclave. Ma di enclave ne esistono anche tra Belgio e Olanda, tra Belgio e Germania, e ne abbiamo anche due su suolo italiano: Città del Vaticano e la Repubblica di San Marino. Il confine tra Svezia e Finlandia passa sull’isola di Märket, nel Golfo di Botnia; l’isola dei Fagiani, tra Francia e Spagna, viene amministrata dai francesi e dagli spagnoli a turno.

Il confine tra Svezia e Finlandia passa sull’isola di Märket, nel Golfo di Botnia (fonte: Wikipedia)

Nell’ultimo capitolo si parla di guerra. Confine e conflitto sono sempre andati a braccetto. I confini caldi del mondo si trovano principalmente in Medio Oriente, nell’Africa subsahariana, nel Mar Cinese (dove Cina, Filippine, Taiwan, Vietnam e Malesia cercano di mettere le grinfie su isolette lunghe nemmeno un chilometro) e lungo i confini della Russia, Ucraina, Caucaso e Crimea, soprattutto.

La gente non è fatta per vivere in situazioni di frontiera, cerca di sfuggire o di liberarsene il prima possibile. E tuttavia non fa che imbattercisi, trovarle e sentirle ovunque” ha scritto il reporter e viaggiatore Ryszard Kapuscinski. Di certo c’è che vivere nelle zone di confine, in particolar modo quelli caldi, non fa per gli uomini. Disagio, militari armati, alta tensione: chi vorrebbe vivere in un simile contesto?

Un confine ci fornisce un’identità e uno spazio conosciuto nel quale muoverci; allo stesso tempo, una frontiera non dovrebbe mai essere la tomba di un altro essere umano.

A vederle dall’alto, le frontiere non esistono perché sono solo linee su una carta geografica. Se n’era già accorto Juri Gagarin quando in orbita attorno alla Terra doveva essersi sentito davvero libero dicendo: “da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere, né confini“.

Titolo: Atlante delle frontiere
Autori: Bruno Tertrais e Delphine Papin
Traduzione dal francese: Marc Aime
Editore: add editore
Perché leggerlo: per rendersi conto di quanto un confine possa essere importante, per capire meglio il mondo che ci circonda, per avere un’idea di ciò che potrebbe accadere in futuro

(© Riproduzione riservata)

3 pensieri su “Bruno Tertrais e Delphine Papin | Atlante delle frontiere. Muri, conflitti, migrazioni

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.