David Ebershoff | The Danish Girl

Mossa dalla curiosità di vedere al cinema “The Danish Girl“, ho deciso di leggere prima il libro dal quale la sceneggiatura della pellicola è tratta. Il romanzo “The Danish Girl” di David Ebershoff (Giunti, 360 pagine, 18 €) giunge solo quest’anno in Italia, mentre è stato pubblicato negli Stati Uniti nel 2000. In attesa del mio commento sul film, ecco le impressioni di lettura.

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Titolo: The Danish Girl

L’Autore: David Ebershoff è nato a Pasadena, California. “The Danish Girl” fu il suo esordio, che gli valse il Lambda Literary Award for Transgender Fiction. Dal romanzo è stato tratto l’omonimo film, con gli attori premi Oscar Eddie Redmayne e Alica Vikander

Traduzione dall’inglese: Anna Mioni

Editore: Giunti

Il mio consiglio: un romanzo per chi vuole conoscere e scoprire la figura di Einard Wegener e la nascita di Lili Elbe. Non si tratta di una biografia in senso stretto, sono da tenere presenti le libertà narrative che si è concesso l’autore

Sarebbe entrato in clinica come Lili, a uscirne, in primavera, sarebbe stata solo lei. Non era una decisione sua, era solo il corso naturale delle cose che lo imponeva. Nel bagno dell’Horitzisch, tra lo stridore acuto dei treni che penetrava dalla assi della porta, Einar Wegener chiuse gli occhi, e quando li riaprì era Lili. [The Danish Girl, David Ebershoff, trad. A. Mioni]

Sono gli Anni Venti in Danimarca, Einar e Greta Wegener sono due pittori danesi, che vivono in una graziosa casa sul canale nella città di Copenaghen. Einar è esperto nel dipingere paesaggi, soprattutto quelli delle paludi danesi che gli ricordano la sua infanzia nello Jutland; Greta preferisce dedicarsi ai ritratti, ma la sua figura è oscurata dalla fama del marito.

Un giorno, la modella di Greta non si presenta e la pittrice chiede ad Einar di posare al suo posto, vestita da donna. Einar inizialmente si trova spiazzato e spaesato, ma per amore della moglie accetta e indossa gli abiti della modella. Il contatto con la stoffa dell’abito, la morbidezza delle calze e la delicatezza delle scarpe, fanno emergere un lato di Einar che, con la sua freddezza danese, ha sempre cercato di soffocare.

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Particolare di uno dei ritratti di Lili ad opera della pittrice Gerda Wegener (fonte: web)

Greta è colpita dalla bellezza del marito con quegli abiti indosso e propone, per gioco, di chiamare questa nuova versione di Einard con il nome di Lili. Quello che appunto all’inizio è un gioco, diventa giorno per giorno sempre più reale e serio; Lili acquisisce sempre più personalità e inizia a comparire all’improvviso alla Casa delle Vedove e a pretendere il suo posto nella società.

Paradossalmente, Lili è molto diversa da Einard: il pittore è sempre stato schivo, timido, riflessivo e molto freddo, anche con la moglie; Lili è esuberante, vitale, allegra, come una ragazza appena maggiorenne che scopre il mondo per la prima volta. Tanto che, mentre gli anni passano e i due coniugi si trasferiscono da Copenaghen a Parigi, la personalità di Lili prende il sopravvento e diventa più forte di quella di Einard.

Dentro provava una strana sensazione, come se avesse l’anima intrappolata in una gabbia di ferro: il cuore gli batteva forte, Lili gli si agitava dentro, ridestandosi, scuotendosi, sfregandosi con il fianco contro le sbarre del suo corpo [The Danish Girl, David Ebershoff, trad. A. Mioni]

Molti medici ascoltano e visitano Einard/Lili, ma sono gli Anni Venti e Trenta, e per molti dottori il disturbo di Einard è dovuto alla schizofrenia o ad un altro disturbo mentale Un medico lo sottopone a una massiccia dose di raggi X per curargli un presunto cancro; un altro medico propone a Einard una lobotomia, per spegnergli ogni istinto. Infine, il dottor Bolk gli propone una possibilità: quella di abbandonare il corpo maschile e avviare un percorso per diventare una donna, una vera donna, seguendo un trattamente chirurgico di riassegnanzione del sesso. Einard deve decidere se permettere finalmente a Lili di nascere.

Gerda Wegener, Queen of Hearts (Lili), 1928. Photo Morten Porsthumb

Gerda Wegener, “Regina di cuori (Lili)” (1928)

La storia di Einard/Lili Wegener parla dalla vicenda reale del primo transgender della storia che abbia scelto la chirurgia per la riassegnazione della propria sessualità e il romanzo mi è piaciuto, pur lasciandomi alcune perplessità stilistiche. Anzitutto, mi ha spiazzata la scelta di trasformare la reale Gerda in Greta, passando da una ragazza danese con origini francesi (nella realtà) ad una ragazza californiana con vaghi cenni di origini danesi (nel romanzo). Far “diventare” americana la moglie di Einar Wegener non è funzionale alla storia e non capisco il motivo di questa scelta da parte dell’autore.

Un’altra cosa che mi ha un po’ innervosita, sono i riferimenti alla vita americana di Greta, nei quali si racconta con un buon dettaglio il suo primo matrimonio con l’americano Teddy Cross, durato pochissimo e terminato repentinamente con due tragedie. Ecco, forse mi sarebbero piaciuti molti più di riferimenti all’infanzia e adolescenza di Einard, giacché è lui il protagonista. Alcuni riferimenti ai genitori di Einard ci sono, ma li ho trovati un po’ troppo superficiali e poco approfonditi rispetto a quelli sulla vita di Greta.

Al contraio, una cosa che mi ha colpita positivamente è il fatto che il personaggio adulto di Einard fosse ben tratteggiato e in particolare il lettore percepisca molto bene la dualità delle due anime che vivono in lui; Einard è dubbioso mentre Lili con irruenza cerca di entrare nella vita del pittore, sconvolgendola dalle fondamenta. Lili c’è sempre stata, sopita nell’anima del timido Einard, ma prima d’ora non era riuscita ad emergere completamente.

In questo l’autore è riuscito bene a scindere la personalità del pittore danese, assegnando ad Einard il ruolo di un ragazzo timido, freddo, schivo e alla personalità di Lili l’irruenza e la gioia di vivere di una ragazzina, a tratti quasi irritante – ma comprensibile – nel suo egoismo. Ma proprio per questa irruenza di Lili (quando è Einard pensa a Lili, quando è Lili non pensa ad Einard), io come lettrice ho appoggiato la scelta di Einard/Lili, sono stata felice di leggere che aveva trovato il coraggio di inseguire il suo grande sogno ed essere finalmente se stessa.

Chi era stata un tempo e in chi si era trasformata non aveva importanza. Lei era la signorina Lili Elbe: solo questo ormai contava. Era una danese che ora si trovava a Dresda, accompagnata da due amici (…) Adesso capiva cosa Greta avesse voluto dire: tutto il resto, da quel momento in poi, Lili avrebbe dovuto affrontarlo da sola [The Danish Girl, David Ebershoff, trad. A. Mioni]

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