I libri editi da CasaSirio mi piacciono nel loro formato perfettamente tascabile e nell’accuratezza delle loro copertine, sempre molto essenziali e semplici, eppure bellissime. Sulla copertina di “Adieu mon cœur” di Angelo Calvisi è rappresentata una chitarra con una corda strappata e un piccolissimo cuoricino, proprio quello che forse ha ceduto facendo arricciare la corda; il titolo del libro ha un qualcosa di romantico e anche la storia lo è, ma di quel romanticismo che lascia un velo di tristezza.
Titolo: Adieu mon cœur
L’Autore: Angelo Calvisi è nato a Genova nel 1967 e oggi vive in Germania. Dopo aver svolto i mestieri più disparati, ha iniziato a scrivere pubblicando racconti, saggi e romanzi. Oggi svolge l’attività di vignettista e illustratore
Editore: CasaSirio
Il mio consiglio: “Adieu mon cœur” è uno di quei libri che non si riesce a smettere di leggere grazie all’originalità con cui sono raccontati di eventi , uno di quelli dove ai protagonisti – seppur con i loro difetti, anche vistosi – ci si affeziona sul serio
Pensavo di conoscere ogni angolo di questa città e invece, nei luoghi dove sono cresciuto, non riesco più a orientarmi. Mi sento come quello sfigato del ragazzo della via Gluck. Sotto le strade del mio quartiere hanno costruito dei parcheggi interrati. Ci sono gli ingressi in plexiglass ogni cinquanta metri, e al posto del cinema di padre Hollywood hanno messo una sala giochi con le macchinette mangiasoldi e l’insegna recita: Slot Club delle Alpi. Lascio la Vespa in piazza e proseguo a piedi. Sono una moneta che ruota sul suo asse, rallento e mi fermo soltanto quando ho esaurito la spinta, e la spinta si esaurisce davanti al portone di mia madre. [Adieu mon cœur, Angelo Calvisi, citazione pagine 126-127]
Paolo è un adolescente che vive nella Genova dei primi anni Ottanta, in uno di quei palazzi tutti uguali quasi impossibili da riconoscere; la mamma e il papà non vanno molto d’accordo e a Paolo la scuola interessa poco. Lui preferisce il calcio, la musica e ovviamente le ragazze. Si sente un po’ sfigato perché tutti i suoi coetanei una ragazza se la sono già fatta, mentre lui è ancora solo.
Una volta sbarrato l’ingresso del campetto dietro la scuola dove Paolo e gli amici si trovavano sempre, urge cercare un nuovo luogo di ritrovo: l’oratorio, ad esempio, e Paolo, pur non essendo molto amico dei preti e della Chiesa, accetta l’invito perché non c’è altra scelta. Proprio durante una festa in oratorio Paolo ritroverà Michela, quella ragazzina più grande di lui che l’anno prima gli aveva chiesto se si voleva fidanzare con lui, ma che Paolo aveva rifiutato a causa del mondiale di calcio.
L’amica di Michela, che si chiamava Erica, mi ha passato il biglietto e mi ha chiesto: – Ti vuoi fidanzare? L’ho guardata a bocca aperta, allora Erica ha ripetuto: – Ti vuoi fidanzare con Michela? – Non posso. – Perché non puoi? – Perché c’è il mondiale. Il mondiale di calcio in Spagna lo aspettavo da circa un secolo, volevo vedere tutte le partite in diretta e dopo volevo andare nel cortile della scuola a giocare (…) Fidanzarmi era una cosa che non mi passava nemmeno per l’anticamera del cervello. [Adieu mon cœur, Angelo Calvisi, citazione pagina 37]
L’originalità del libro di Calvisi sta fatto che il racconto sia suddiviso in capitoli che analizzano episodi precisi della storia della vita di Paolo – narrata in prima persona – di dieci anni in dieci anni e questo vale per i primi quattro capitoli, mentre l’ultimo capitolo è un flashback nel 1983 dove Paolo racconta finalmente ai lettori cosa sia successo dopo la festa in oratorio.
Una narrazione di questo tipo necessariamente fa sì che vengano omessi particolari e dettagli della storia del protagonista e il bello è proprio qui: perché ho iniziato ascoltando la storia di un Paolo tredicenne nel 1983 per poi all’improvviso, senza che mi venga detto com’è finita la festa in oratorio, ritrovarmi a leggere di un Paolo ventitreenne divenuto un noto musicista, ma che trascorre il Capodanno del 1993 con un attacco di appendicite in corso e che parla della sua vita in una comunità.
I salti temporali con i relativi vuoti hanno alimentato decisamente la mia curiosità, facendo sì che io divorassi il libro in due giorni. Pian piano mi sono affezionata ai personaggi e anche a Paolo, nonostante il suo carattere e le sue dipendenze; ho apprezzato le descrizioni di Genova, una città che amo molto, e lo stile scorrevole e a tratti colloquiale che l’autore ha utilizzato. Mi sono piaciute le buffe coincidenze per cui negli eventi raccontati ogni dieci anni Paolo rincontrasse i suoi ex-compagni di scuola, cambiati completamente e alcuni davvero un po’ sfigati.
Mi è sembrato che Paolo mi raccontasse la sua storia e mi spiegasse perché il cuoricino lilla abbia fatto saltare la corda della chitarra e soprattutto mi dicesse il nome della ragazza che avrebbe amato per sempre.
Me lo segno!!! Adorabile la copertina, poi se c’è di mezzo Genova devo averlo! Grazie come sempre 🙂
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Genova è una città che mi piace tantissimo, negli ultimi tempi l’ho trovata molto bella e più curata rispetto a una decina di anni fa. Felice di esserti utile nell’allungare la tua lista di libri da leggere 🙂
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ha tutte le caratteristiche per piacermi un sacco!
ps. ribadisco che ormai dovresti contattare la gazzetta dello sport per una rubrica letteraria a tema calcio e dintorni
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In realtà di calcio qui si parla poco, a parte la parentesi sui mondiali e le partitelle in oratorio. Si parla soprattutto d’amore e di musica, e poi anche un po’ di Genova che a me piace parecchio. Quando vuoi te lo passo!
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Grazie per le tue parole.
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🙂 grazie a te per il libro che hai scritto: ho trascorso un paio d’ore di puro piacere letterario!
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