Miguel Bonnefoy | Il meraviglioso viaggio di Octavio

Il romanzo “Il meraviglioso viaggio di Octavio” scritto da Miguel Bonnefoy (66thand2nd editore, 109 pagine, 16 euro) è un libro talmente bello che merita veramente una recensione meravigliosa. Io non so se sarò all’altezza di scrivere una recensione meravigliosa a proposito di questa fantastica serie di avventure, ma scrivo sin da ora che se state cercando un ottimo amico per farvi compagnia durante le vacanze, lo potrete senza dubbio trovare in questo libro.

6089606_403283Titolo: Il meraviglioso viaggio di Octavio

L’Autore: Miguel Bonnefoy è nato a Parigi nel 1986, da mamma venezuelana e papà cileno. Cresciuto tra Europa e Sudamerica, la sua scrittura riflette questa magia. “Il meraviglioso viaggio di Octavio”, pubblicato in Francia nel gennaio 2015, si è aggiudicato il prestigioso Prix Edmée de la Rochefoucauld per l’opera prima.

Traduzione: Francesca Bononi

Editore: 66thand2nd

Il mio consiglio: un libro come questo è un ottimo amico, non lasciatevelo scappare!

Pensò a Venezuela. Pensò che la letteratura non poteva somigliare a una figura tanto distante dalle donne. La letteratura doveva tenere la penna come si tiene una spada, mescolarsi all’immensa e tumultuosa comunità degli uomini, in una lotta ostinata in difesa del diritto di nominare, impastata nella stessa creta, nello stesso fango, nella stessa assurdità di coloro che la servivano. Doveva essere eroica e piena di ferite, avere i capelli sciolti, un machete alla cintura o uno schioppetto in spalla. La letteratura doveva rappresentare anche chi non la leggeva, per esistere come l’acqua e come l’aria, e sempre in modo diverso. [Il meraviglioso viaggio di Octavio, Miguel Bonnefoy, citazione pagina 50]

Il 20 agosto 1908 al porto di La Guaira, in Venezuela, sbarcò una nave proveniente da Trinidad che oltre ad esseri umani portò la peste. Presto la peste divenne un vero e proprio flagello e solo un intervento tanto casuale quando provvidenziale salvò gli abitanti dall’epidemia. Dove si verificò il miracolo dei limoni, nacque il paese di San Paolo dei Limoni, dove ai margini di una bidonville vive Don Octavio, il protagonista della storia. Don Octavio, quel ragazzone robosto e alto, custodisce un grande segreto e fa di tutto per evitare che la gente lo scopra, coprendolo di vergogna: Octavio, infatti, non sa leggere né scrivere e ogni giorno deve inventarsi un nuovo espediente per far credere agli altri che lui non sia analfabeta. Se bisogna leggere, racconta che ha dimenticato gli occhiali; se bisogna scrivere, mostra la mano bendata e dichiara che si è ferito e non può tenere la penna in mano.

Il mondo di Octavio però cambia quando in una farmacia incontra una donna che porta il nome del Paese in cui abitano: Doña Venezuela, la quale legge ad Octavio la ricetta che ha scritto il dottor Alberto Perezzo e che la farmacista non riusciva a decifrare. Venezuela invita Octavio a prendere un caffé e proprio in quel locale si rende conto che il pover uomo non sa leggere. Iniziano così una serie di lezioni a casa di Venezuela, durante le quali la donna mostra ad Octavio la bellezza della lettura e della scrittura.

Ma oltre l’analfabetismo, Octavio nasconde un altro segreto, ovvero un lavoro illecito e proprio a causa di questi loschi traffici si ritrova nei guai fino al collo. Costretto alla fuga, Octavio inizia il suo meraviglioso viaggio, un viaggio costellato di realismo magico, di magia, di personaggi bizzarri, di luoghi suggestivi, di tribù che vivono nelle foreste venezuelane e di fiumi capricciosi. Octavio da quel viaggio imparerà molto e solo al termine del suo peregrinare sarà disposto a tornare nella sua vecchia baracca, anche se lo attenderà una sorpresa poco gradevole.

Insetti, stelle, animali, utensili. Octavio cercò subito di decifrare quei simboli. La pietra muta parlava tutte le lingue. Gli ci vollero alcuni minuti prima di riconoscere un particolare del petroglifo di Campanero. La pieta che, dalla sera del furto, gli era costata mesi e mesi di esilio, e che nessuno, a parte le are e le orchidee, doveva aver letto […] Le sue mani, incontrando la luce, si proiettavano sul muro e ripetevano i gesti. Visto così, l’uomo sembrava discendere da un animale disegnato in una caverna. Lì riposava un’intera umanità. Octavio aveva finalmente scoperto dove nasceva la letteratura che aveva tanto cercato negli scaffali della chiesa e negli insegnamenti di Venezuela. Quel grande libro era rimasto chiuso per mille anni. Aveva resistito al tempo come la pietra. La letteratura era quindi una pietra. [Il meraviglioso viaggio di Octavio, Miguel Bonnefoy, citazione pagina 74-75]

Il viaggio che Octavio compie è davvero magico e se qualche lettore può pensare che il cosiddetto “realismo magico” sudamericano sia finito con autori del calibro di Gabriel Garcia Marquez o Isabel Allende, penso che debba leggere questo romanzo per ricredersi. Ogni pagina è impregnata suggestione e aleggia costantemente l’irreale legato però in modo indissolubile alla realtà; alcuni capoversi sono pura poesia, la prima citazione che ho riportato nell’articolo appartiene ad una delle pagine più belle che io abbia mai letto.

L’amore per il proprio paese, le proprie radici, la propria cultura e anche l’amore per i libri e la letteratura, fanno di questo breve ma intensissimo romanzo picaresco un piccolo petroglifo magico, che rifulge tutto da interpretare – a partire dalla magnifica copertina – e che non può mancare nelle librerie di chi ama storie originali e avvincenti, tenere e ricche di insegnamenti.

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