Tino Mantarro | Nostalgistan. Dal Caspio alla Cina, un viaggio in Asia Centrale

Non so bene perché, ma amo le terre ex sovietiche. Sono sensibile all’estetica dello sfascio (…) In questa parte di mondo ho come l’impressione che dietro ogni angolo sbrecciato, dietro ogni catapecchia di legno, dietro ogni tettoia ci sia una storia, qualcosa che valga la pena essere visto. Certo, di fronte a tanta innegabile sconfitta capita che io stesso mi chieda che cosa ci trovo di così affascinante (…) Spesso non sono luoghi ospitali, neanche chi ci vive vorrebbe starci. Quando mi vedono arrivare dopo poco mi chiedono sempre chi me l’abbia fatto fare (…) E allora dico la verità: mi piace vedere come stanno quelli che potevano vincere e invece hanno perso [Nostalgistan, Tino Mantarro]

Incomincia tutto con un bambino appassionato dell’impero romano. Quando il curioso Tino scopre che tanti imperi del passato sono stati spazzati via da popoli spietati e capaci di combattere con tecniche originali, chiede alla maestra da dove provenissero quelle temibili orde. La risposta era sempre uguale: dalle steppe dell’Asia Centrale.

Divenuto adulto, Tino Mantarro continua a coltivare le passioni per la storia e la geografia, e con l’approfondire degli studi e delle conoscenze l’Asia centrale diventa una curiosità da soddisfare.

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Altopiano del Pamir, Tagikistan (fonte: Wikipedia)

I nomi che Tino poteva leggere sugli atlanti geografici, quei termini che facevano correre la sua fantasia, si trasformano in luoghi reali quando si reca per la prima volta in Uzbekistan con amici, imbarcandosi in una sorta di avventura rocabolesca altamente disorganizzata. Quindi partecipa al rally benefico Silk Road Race, partendo da Milano e arrivando a Dushanbe, in Tagikistan. Nel corso di questo viaggio riesce a raggiungere, causa una deviazione fuori programma, la città di Termez, ad un passo dal sogno di ogni appassionato di stan: l’Afghanistan.

Perché siamo su questo pianeta una volta sola, e allora tanto vale farsi un’idea delle cose che inspiegabilmente ci attraggono [Nostalgistan, Tino Mantarro]

Colpito dai paesaggi bruschi e dolci, dal carattere delle persone, dai confini duri – quelli che Schengen ci ha fatto dimenticare -, dalle polverose strade, dai corroti doganieri, dalla puzza di petrolio che aleggia sul Caspio, dalla storia antica e dalle emozioni che la toponomastica evoca, per Tino Mantarro l’Asia Centrale è una sorta di colpo di fulmine. E non può far altro che tornare di nuovo, per visitare meglio il Kazakistan, per scoprire il Kirghizistan e per spingersi addirittura in Cina, a Kashgar, una delle principali tappe della via della seta.

Così mi viene da pensare che ci si incastra in posti come questo per essere costantemente perseguitati dal desiderio di essere altrove. Ma sono qui anche perché se fossi altrove morirei dalla voglia di farmi un’idea di che cosa si nasconde dietro a questi nomi che mentre li pronuncio già penso di partire. Anche se, certo, non sempre va bene [Nostalgistan, Tino Mantarro]

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Lungo la M41, sulla strada verso il Kirghizistan (foto: Wikipedia)

Nostalgistan” di Tino Mantarro (Ediciclo editore) è il mirabolante racconto che unisce diversi viaggi in Asia Centrale compiuti dall’Autore. Una narrazione che arriva dritta al cuore di chi legge, portandolo nell’Asia Centrale, dall’Azerbaijan alla Cina, attraversando deserti, rovine, eredità sovietiche e montagne meravigliose.

Per raccontare le sue esperienze, Tino Mantarro utilizza uno stile coinvolgente capace di tenere sempre attiva l’attenzione del lettore grazie all’ironia ben dosata, alle curiosità storiche e geografiche e all’ottima capacità di descrivere, in modo poetico, i luoghi vissuti. Il tutto intrecciando le storie di chi ha incontrato con eventi e aneddoti.

È uno spazio pieno di vuoti. In un paese scarsamente popolato come il Kirghizistan non ci sono insediamenti per decine di chilometri; in inverno deve essere una distesa di silenzi immacolati. Adesso, in piena estate, è un alternarsi di pascoli su cui spuntano fili d’erba croccanti e pietraie scure. A ogni curva cambia colore e prospettiva, il cielo si apre a fisarmonica [Nostalgistan, Tino Mantarro]

Cosa sappiamo di queste località, noi europei occidentali? Cosa è rimasto oggi della grandezza delle città della via della seta, di quelle carovane che percorrevano deserti e steppe, montagne e pascoli, sfidando i pericoli naturali o umani, per portare merci e saperi in giro per il mondo? Nomi impronunciabili relegati entro polverosi e vecchi atlanti, spazi pieni di silenzi, bazar ora ricchi di cineserie che arrivano dalla vicina Kashgar, una storia legata, bene o male, all’Unione Sovietica. Luoghi, questi, che durante l’epoca sovietica erano perfetti per confinare dissidenti e prigionieri, tanto erano lontani dalla civiltà e dalla società.

Se dell’antica via della seta echeggiano solo i fantasmi nelle città come Merv, Bukhara o Khiva, che cosa resta del passato sovietico di questi luoghi? Palazzi in perfetto stile brutalista, cemento e acciaio tanto amati dagli architetti sovietici; una statua di Lenin che indica in direzione di Mosca, o del progresso. Resta il tragico destino del lago d’Aral, con le sue drammatiche conseguenze; resta la lingua russa, parlata quasi da tutti; restano i terribili restauri degli edifici più importanti, come il Registan a Samarcanda, e la costruzione di squallidi muri per dividere i poveri che vivono in palazzi fatiscenti dai monumenti che i turisti devono instagrammare.

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Lago Song Kol, Kirghizistan (fonte: Wikipedia)

E poi, resta la nostalgia. Forse un tempo con l’Unione Sovietica era tutto più semplice, perché da giovani, si sa, era tutto più bello. Forse resta la sensazione di essere arrivati tardi per vivere avventure e sogni; per viaggiare sulle vere piste delle carovane, per riposare nei caravanserragli e per fare acquisti nei bazar. C’è nostalgia persino nell’evocare nomi come Moynaq, Amur Darya, Pamir, Song Kol, per tutti i drammi, l’umanità e la magia che richiamano.

Forse c’è, come ricorda Tino Mantarro, l’immediata voglia di scappare – specie se ci si perde in un deserto e un contadino kazako ci dice “Na priama” quando gli chiedi la strada per l’Uzbekistan. Ma la nostalgia è anche la voglia di tornare, subito, dove tutto sommato si è stati bene, nostante la desolazione, la decadenza, la sconfitta di chi avrebbe potuto vincere.

Così forse abbiamo perso la strada, perché perdersi è una questione di metodo (…) [Nostalgistan, Tino Mantarro]

Approfondimenti e sitografia:

Vieni anche tu nella terra della nostalgia? (Articolo di Tino Mantarro pubblicato su Il sole 24 ore)
Viaggio nelle architetture moderniste sovietiche dell’Asia Centrale (Roberto Conte e Stefano Perego)

Titolo: Nostalgistan. Dal Caspio alla Cina, un viaggio in Asia Centrale
L’Autore: Tino Mantarro
Editore: Ediciclo editore
Perché leggerlo: per ampliare i propri sguardi sul mondo, per conoscere luoghi lontani, per sognarli o per provare un po’ di nostalgia

(© Riproduzione riservata)

2 pensieri su “Tino Mantarro | Nostalgistan. Dal Caspio alla Cina, un viaggio in Asia Centrale

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