Ricardo Romero | Storia di Roque Rey

Roque Rey guarda le scarpe e non sa bene che cosa dovrebbe pensare, che cosa potrebbe dire in un momento simile. Perché il problema è che l’uomo che è diventato sa che momenti simili non esistono (…) Le scarpe sono uniche e lo è, anche, l’atto di togliersele. Roque Rey guarda le scarpe e contempla il gesto. Muove i piedi e li ignora. Sulla riva, la barca attende che si decida [Storia di Roque Rey, Ricardo Romero, trad. V. Martinetto]

Roque Rey è un bambino quando mamma Esther lo abbandona a casa della zia Elsa e dello zio Pedro. Roque è un bambino biondo, timido, taciturno e riflessivo: i primi anni della sua vita li trascorre con degli zii, la severa zia Elsa lo porta spesso in chiesa, mentre lo zio Pedro è una persona più scherzosa e divertente. Un giorno, all’improvviso, lo zio Pedro muore e Roque vive un secondo abbandono dopo quello della madre.

Il giorno del funerale dello zio, la zia Elsa chiede a Roque un favore: può il ragazzino indossare le scarpe eleganti e nuove che verranno poi messe ai piedi dello zio Pedro? Roque accetta e si riempie di cotone le punte delle scarpe guante. Mentre giungono amici e parenti ad omaggiare la salma dello zio Pedro, Roque si allaccia le scarpe e inizia a camminare lungo i quartieri di Paraná.

Roque non tornerà mai più da zia Elsa: camminerà per anni e anni, attraverso gli immensi spazi dell’Argentina, lungo quartieri e città, incontrando personaggi più o meno bizzarri e curiosi, mantendosi sempre ai margini della società, senza esporsi mai troppo, senza farsi notare e senza lasciare un segno.

Le disse che l’amava ancora, che l’aveva perdonata, che sperava stesse bene. Le disse che adesso era lui a dover partire. Che non poteva più continuare ad abitare in quella casa perché quella casa apparteneva ai morti. Ai cari estinti. Aggiunse che le scarpe dello zio Pedro lo spingevano ancora ad andare avanti. Che non poteva smettere di portarle finché non fosse stato in grado di amare allo stesso modo in cui lui aveva amato [Storia di Roque Rey, Ricardo Romero, trad. V. Martinetto]

Caminito, La Boca, Buenos Aires (Wikipedia CC BY 2.0)

Quando leggo un romanzo sudamericano c’è spesso un punto oltre il quale mi perdo e vado in crisi, devo mettere da parte la mia razionalità e cercare di lasciarmi andare alla narrazione (nel romanzo, se siete curiosi, il punto di crisi è stato quando Roque ha suonato il campanello di Mariana). A volte mi chiedo se sia io ad avere problemi con la letteratura sudamericana o se io sia incapace di mollare gli ormeggi della mia razionalità e immergermi in una vicenda un po’ assurda. Ma andiamo per ordine.

Storia di Roque Rey” di Ricardo Romero, tradotto da Vittoria Martinetto per Fazi editore, è un romanzo che nei primi capitoli si presenta con buone premesse ma con il procedere della lettura si ha la sensazione che succeda poco e nulla; ci si aspetta un colpo di scena che invece non arriva e la vicenda resta piatta, senza troppi avvenimenti degni di nota. Leggendo ho avuto spesso la sensazione che la narrazione fosse immobile e allo stesso tempo che mancasse qualcosa.

Roque Rey è uno di quei personaggi che vorrei prendere da parte e scuotere un po’, vorrei dirgli di svegliarsi perché gli altri stanno approfittando di lui in ogni modo. Forse Roque è solo ingenuo, forse è solo troppo buono. Roque, inoltre, non si fa scrupoli nell’abbandonare le persone che lo amano e non ha la tendenza a chiedersi se per caso, con la sua fuga, ha fatto loro del male. Roque abbandona zia Elsa, Padre Umberto sul pullman, Los Espectos (un gruppo musicale e canoro), l’amico Marcos, ma non abbandona Mariana perché è la ragazza ad abbandonare prima lui. Così come non abbandona la madre di Mariana, né Natalia,Inés.

Roque Rey è un ragazzo prima e un adulto poi che vive passivamente le situazioni, senza mettersi in gioco più di tanto per cambiare la sua esistenza. Roque Rey è un personaggio incapace di amare, forse perché da piccolo di amore ne ha conosciuto poco e sa solo abbandonare gli altri, dato che sia suo padre che sua madre lo hanno lasciato senza tornare mai più.

Come in molti romanzi sudamericani, anche in “Storia di Roque” vengono raccontati episodi che sfiorano l’assurdo: uno su tutti, la nascita di Roque stesso. La madre non sa di essere incinta e pensa di avere un cancro o una malattia brutta quando invece scopre che quei dolori lancinanti all’addome non sono altro che contrazioni. Ma questo non è il solo evento assurdo narrato nella storia, ce ne sono molti altri, per esempio lo strano funerale che Roque fa per un personaggio a cui, tutto sommato, tiene.

La storia dell’Argentina citata nel libro è decisamente molto velata, necessita di una conoscenza minima per capire alcuni riferimenti a Perón, alla dittatura di Videla e il relativo stato di polizia, fino alla grande crisi e all’inflazione degli anni novanta.

L’idea di indossare le scarpe di zio Pedro e iniziare un lungo, lunghissimo vagabondaggio l’ho trovata interessante, eppure qualcosa non ha funzionato: non mi sono sentita coinvolta dalla storia come avevo immaginato. Pur essendo un romanzo denso e corposo, “Storia di Roque Rey” non riesce a lasciare un segno, come Roque stesso non riesce a lasciare nei luoghi che visita e nelle persone che incontra.

E mi ha ricordato molto il romanzo “Stoner” di John Williams, dove non succede nulla di eclatante o entusiasmante se non la vita ordinaria di una persona qualunque. È come se Roque camminasse con le scarpe degli altri, prima di zio Pedro e poi dei morti che incontrerà all’obitorio di Buenos Aires, per non lasciare traccia di sé, neppure un’impronta.

Titolo: Storia di Roque Rey
L’Autore: Ricardo Romero
Traduzione dallo spagnolo: Vittoria Martinetto
Editore: Fazi
Perché leggerlo: per immergersi nella società argentina, per conoscere e capire di più di questo immenso Paese pieno di contraddizioni
Leggilo se: ti è piaciuto “Stoner” di John Williams (Fazi)

(© Riproduzione riservata)

4 pensieri su “Ricardo Romero | Storia di Roque Rey

  1. ilmestieredileggereblog ha detto:

    Stoner mi è piaciuto molto, e questo libro lo avevo già messo in lista. Da quanto ne dici, credo che potrebbe piacermi; a me la letteratura sudamericana piace (dagli anni ottanta e da Cent’anni di solitudine in poi…). grazie per questa accurata recensione che mi ha chiarito un po’ le idee….

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