Nona Fernández | Chilean electric

Non so come tutto sia cominciato. Non ricordo se lei me l’abbia raccontato o meno. Forse ci fu una cerimonia. Qualcuno fece un discorso dall’alto di una pedana montata per l’occasione o sulla scalinata della cattedrale. Probabilmente si parlò del progresso, dei tempi venturi, del futuro che stava arrivando e che si sarebbe manifestato lì in quella notte, nella penombra del chilometro zero della città, nell’ombelico del paese (…) velocemente per non svelare il trucco, ognuno dei lampioni installati nella piazza si accese nello stesso momento regalando al pubblico un numero di illusionismo al quale prima d’allora nessuno aveva mai assistito. La gente ammutolì. Restammo a bocca aperta, così mi disse. Non volava nemmeno una mosca, tutto era silenzioso mentre osservavamo le lampadine accese [Chilean electric, Nona Fernández, trad. R. D’Alessandro]

Una bambina riceve dalla nonna ciò che di più prezioso possa trasmettere: i ricordi. Forse si tratta di ricordi non proprio reali, forse sono ricordi falsati, come spesso capita a molte persone; ma la cerimonia della luce, l’installazione delle prime lampadine che illuminarono Santiago del Cile nel 1883, è un qualcosa di magico.

La città illuminata come a giorno anche nelle ore notturne è incredibile per molti cileni; nella notte a Plaza de Armas le ombre vengono sconfitte da quelle piccole lampadine luminose e tremolanti, i volti e i pensieri delle persone che assistono alla cerimonia vengono illuminati quella notte.

Per molti, l’arrivo della luce elettrica in Cile è sinonimo di progresso e dell’avvento di un grande futuro radioso. Quello che i cileni non sanno, in quella notte inghiottita dalla potenza della luce, quello che non sanno è che qualche anno dopo arriveranno persone capaci di spegnerla, la luce: la spegneranno con rapimenti e pestaggi, crudeltà e dittatura. Spegneranno spensieratezza e speranze verso il futuro, e spegneranno con la forza gli ideali del Presidente Salvador Allende.

Per molti anni Salvador Allende fu per me soltanto una voce. Sapevo che era stato l’ultimo presidente eletto dal paese, sapevo che era morto all’interno della Moneda, però non avevo mai visto nessuna sua immagine, era solo un’ombra oscura e sfocata. In casa mia non c’erano foto di Allende. In nessuna casa di nessun amico, di nessun parente, di nessun vicino. E se c’erano, stavano ben nascoste (…) Per questo, durante i miei primi anni di vita, Allende non ebbe volto né corpo, ebbe solo una voce [Chilean electric, Nona Fernández, trad. R. D’Alessandro]

Murales cileno (foto: Federica, Una ciliegia tira l’altra – Blog)

Chilean electric” dell’autrice cilena Nona Fernández (trad. Rocco D’Alessandro, Edicola ediciones, 102 pagine, 10 €) è un bel romanzo breve ma molto intenso che consiglio volentieri, uno di quei libri capace di trasmettere emozioni e di parlare al cuore di chi lo legge.

L’arrivo della luce elettrica a Santiago del Cile nel 1883 è il pretesto che la Fernández utilizza per raccontare la storia di sua nonna, la guerra del salnitro, della morte di Salvador Allende, degli anni lunghi e difficili della dittatura di Pinochet, del destino del Cile e di come tutto questo abbia interessato anche la sua famiglia.

Io non ho mai visto una lucciola. E non so nemmeno se in Cile esistano (…) Quando penso a quelle lucciole inesistenti mi viene voglia di avventurarmi e decifrare la scena che mi ha regalato mia nonna, raccontandomi che la storia del Cile può essere divisa allo stesso modo a partire dalla cerimonia della luce. Un prima e un dopo. I tempi dell’ombra e i tempi della luce. Potrei dire che ci sono state cose fondamentali che sono state giustamente illuminate, metre altre sono state tristemente abbagliate e bruciacchiate dalle lampadine della piazza [Chilean electric, Nona Fernández, trad. R. D’Alessandro]

La luce fa scomparire le lunghe ombre e illumina con il suo calore le porzioni buie e fredde della terra. Allo stesso modo i ricordi, nostri e quelli che ci vengono raccontati, gettano luce sul passato e ci aiutano a sentirci partecipi di qualcosa che non abbiamo potuto vivere.

Possono essere ricordi positivi, pieni di luce, o ricordi negativi, fatti solo di ombre lunghe; ma sono i ricordi le cose più preziose, quelli che ci permettono di far vivere per sempre le persone che abbiamo amato.

Ogni primo dicembre si metteva sul tavolo della cucina a sistemare le decorazioni natalizie (…) le lucine colorate cominciavano ad accendersi e a spegnersi in un tintinnio rapido e fugace. Prima quelle rosse, poi le verdi, poi le gialle. Oppure tutte insieme (…) Ognuna di quelle lampadine rappresenta una storia, una di quelle che mi raccontava di sera per farmi addormentare. Oguna è un racconto, o meglio la traccia di quel racconto (…) Questo è il vero regalo che ci tramanda l’albero di Natale che qualche volta abbiamo decorato insieme ai nonni [Chilean electric, Nona Fernández, trad. R. D’Alessandro]

Titolo: Chilean electric
L’Autrice: Nona Fernández
Traduzione dallo spagnolo: Rocco D’Alessandro
Editore: Edicola ediciones
Perché leggerlo: perché è un romanzo breve che vibra d’emozioni come la luce tremolante delle prime lampadine elettriche che fecero brillare Santiago del Cile
Suggerimento musicale: Gracias a la vida di Violeta Parra (1966)

(© Riproduzione riservata)

6 pensieri su “Nona Fernández | Chilean electric

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