José Eduardo Agualusa | La regina Ginga

Abbandonai Pernambuco su una nave negriera, la Boa Esperança, diretta a São Salvador, la città africana, che prima di chiamava Ambasse, capitale del Regno del Congo, per unirmi ai fratelli gesuiti in una scuola che questi avevano fondato pochi anni prima. Conoscevo del mondo solo quello che avevo letto sui libri e, all’improvviso, mi trovavo lì, in quell’Africa remota, circondato dalla cupidigia e dell’infinita crudeltà degli uomini. Arrivai in un momento d’insidie e inquietudine, con il regno diviso, alcune fazioni contro e altre a favore dei portoghesi; alcune schierate contro la Chiesa e contro i preti (…) altre che propendevano per la rapida cristianizzazione di tutto il regno (…) in verità fuggivo dalla chiesa – ma a quell’epoca ancora non lo sapevo, o se anche lo sapevo non osavo affrontare i miei dubbi più intimi. Per il resto della mia vita, già così lunga e caotica, non feci altro che fuggire dalla Chiesa. [José Eduardo Agualusa, La regina Ginga, trad. G. Bertoneri]

Regno del Dongo e del Matamba, Africa sud orientale, 1620. Padre Francisco José da Santa Cruz, giovane religioso di origini brasiliane, sbarca in Africa nel cuore del Regno del Congo. Il suo compito è quello di professare la fede cristiana convertendo i pagani adoratori di falsi idoli; Padre Francisco giunge in quelle terre selvagge in un momento di grande incertezza: guerre intestine dilaniano i piccoli regni, mentre i portoghesi, appoggiati dalla Chiesa, vorrebbero unire i selvaggi e soggiogarli per sfruttare le preziose risorse.

La regina Ginga riceve alla sua corte Padre Francisco e, con grande lungimiranza, capisce che il religioso brasiliano può essere un perfetto segretario per aiutarla a colloquiare e ad interagire con i portoghesi e i loro alleati spagnoli; Padre Francisco, che fino a quel momento aveva vissuto in una realtà molto ovattata e scandita da regole precise, si trova in un luogo selvaggio quasi privo di regole e soprattutto capisce di essere in un posto dove “il Dio dei cristiani è molto lontano” come sostiene Domingo Vaz, il suo interprete.

I dubbi che attanagliano Padre Francisco in merito alla sua fede religiosa sono molti e vedendo la moglie più giovane di Domingo Vaz, la bellissima Muxima, Padre Francisco capisce il senso del Paradiso e dell’Inferno.

Mi costava ancora di più assumere il ruolo del traditore. Avevo tradito i miei, sebbebe non li avessi mai sentiti come miei, se non per il fatto che con loro condividevo la lingua e la fede in Nostro Signore Gesù Cristo. La vita è un labirinto di scelte, mi diceva mio padre da bambini, Dio diede all’uomo il libero arbitrio. L’uomo sceglie se andare all’Inferno o in Paradiso. Avevo fatto una scelta. Il Paradiso aveva smesso di essere per me qualcosa di astratto e remoto. L’Inferno pure. Il Paradiso era lei e l’aria che lei respirava, e l’Inferno la sua assenza. Tutt’intorno c’erano solo demoni [José Eduardo Agualusa, La regina Ginga, trad. G. Bertoneri]

Francisco si allontana sempre di più dalla fede cristiana, rifuggirà Dio per tutta la sua lunga vita; si innamora di Muxima e Domingo Vaz, con una naturalezza quasi scandalosa, gliela cede con felicità. Ma i religiosi portoghesi, benché molto lontani dalle terre dove risiede Francisco, scoprono la passione per la ragazza mora lo condannano. L’Africa orientale è sconvolta dalle guerre: terribili massacri si profilano davanti agli occhi di uno scioccato Francisco; i portoghesi combattono senza sosta contro gli africani per il controllo delle terre e dei popoli. Hanno bisogno dei loro metalli preziosi e degli schiavi da inviare in Brasile per lavorare crudelmente nelle piantagioni e negli zuccherifici.

La storia d’amore tra Francisco e Muxima s’interrompe brutalmente durante la fuga che segue la presa dei portoghesi della porzione di regno controllato da Ginga e dai suoi. Per molto tempo Francisco non riuscirà più a vederla, perché verrà portata a servire la corte di una nobildonna di Luanda. Francisco trascorre molti anni in attesa di poter riabbracciare Muxima, nel frattempo viene inviato in Brasile perché Ginga vuole stipulare un’alleanza con i fiamminghi, avversari degli spagnoli e quindi dei portoghesi.

E’ un’epoca di grandi inquietudini, di tradimenti, di sotterfugi, di crudeltà e torture, di pirati che non hanno bandiera e lottano per chi paga di più; muore improvvisamente il re del Portogallo, finisce l’allenza con la Spagna e gli olandesi ne approfittano per occupare i regni angolani e conquistare Luanda. Ma non sarà per sempre e Francisco, se vorrà riabbracciare Muxima e incontrare finalmente il suo adorato figlio Cristóvão, dovrà sopportare ancora molti sacrifici e prendere la decisione finale quando i portoghesi, nuovamente riorganizzati e militarmente forti, torneranno in Angola e – Francisco non può saperlo – continueranno a soggiogare lo Stato africano per altri trecento lunghissimi anni.

Nasciamo, cresciamo, diventiamo adulti e poi vecchi. Nel corso della vita non abitiamo un solo corpo bensì vari, uno diverso in ogni istante. Questa catena di corpi che si succedono uno dopo l’altro, e ai quali corrispondono anche differenti pensieri, differenti modi di essere e di stare al mondo, potremmo chiamarlo universo – ma insistiamo nel chiamarlo individuo. Grosso errore. Si veda il mio caso: io che da giovane sono stato prete e devoto mi ritrovo oggi, vicino a morire, non solo lontano da Cristo, ma da qualsiasi Dio, poiché tutte le religioni mi sembrano altrettanto dannose, responsabili del molto odio e delle molte guerre nell’umanità si distrugge [José Eduardo Agualusa, La regina Ginga, trad. G. Bertoneri]

La regina Ginga in un’illustrazione dell’epoca (fonte: Wikipedia, immagine di dominio pubblico)

Il narratore del romanzo “La regina Ginga” di José Eduardo Agualusa (trad. G. Bertoneri, Edizioni Lindau, 221 pagine, 17 €) è Francisco ormai ottantenne libraio ad Amsterdam assieme all’amato figlio Cristóvão, col quale condivide tutto. La narrazione in prima persona è una scelta che in generale coinvolge sempre il lettore, giacché si riesce ad entrare nei pensieri più intimi del personaggio che ci accompagna nella storia; in questo caso specifico, però, c’è qualcosa di più che un coinvolgimento legato alla scelta della prima persona singola per la narrazione: qui si manifesta la grande bravura di Agualusa come narratore perché, date le ricerche immense che l’autore angolano ha fatto, a chi legge pare davvero di ascoltare le originali memorie di un sacerdote brasiliano del Seicento.

La regina Ginga” è un romanzo storico dove si susseguono in modo particolare le vicende legate alla colonizzazione dei paesi africani da parte degli europei, i tentativi della Chiesa di convertire i pagani che adoravano falsi idoli e lo sconto tra culture totalmente diverse. All’interno di questi grandi temi se ne innestano altri: la schivitù, vissuta come la normalità, quindi la tratta degli schiavi che dalle colonie africane venivano trasportati nelle Americhe come manovalanza nelle piantagioni e negli zuccherifici; la perdita della fede e la notevole potenza della Chiesa cattolica, che sempre presente nonostante le distante, scopre il peccato di Francisco e non solo lo scomunica ma addirittura lo processa e ne brucia un’immagine a Lisbona, facendolo a tutti gli effetti morire; infine, le alleanze tra gli Stati europei, le lotte tra di essi e la pirateria che stava questa volta con i portoghesi, quest’altra con i fiamminghi.

Il romanzo di Agualusa è completo, ricco, documentato e a tratti molto forte (le torture descritte nel quinto capitolo sono dure da digerire, ma l’Autore nella nota finale scrive che ha scelto di raccontare le meno impressionanti); un romanzo come questo necessita notevole concentrazione da parte del lettore, la sua lettura richiede una certa predisposizione per le vicissitudini storiche ma fornisce dei dettagli utili per capire molte cose di oggi: alla fine del romanzo, i portoghesi riescono a riconquistare i territori dell’attuale Angola, probabilmente nel corso del tempo ne perderanno dei pezzetti, ma la domineranno fino al 1975, l’indomani della Rivoluzione dei garofani.

Per capire ciò che accade oggi, in alcuni Paesi africani e per capire l’instabilità che regna oggi nel mondo, romanzi come questo possono essere molto utili: ad una prima lettura possono sembrare le avventure di un (ex) prete brasiliano nel regno di Ginga, ma per me ha rappresentato molto di più; questa corposa lettura ha aggiunto un piccolo tassello nella mia personale scoperta del Portogallo e delle sue antiche colonie e mi sono innamorata della scrittura di José Eduardo Agualusa, del quale, certamente, leggerò ancora altre fatiche.

Forse è stato uno sbaglio pensare che la natura, nei confronti di noi bianchi, degli occidentali, non sarebbe stata più matrigna che con i portoghesi e i levantini. La verità è che i portoghesi sono sempre stati più africani che europei [José Eduardo Agualusa, La regina Ginga, trad. G. Bertoneri]

Titolo: La regina Ginga
L’Autore: José Eduardo Agualusa
Traduzione dal portoghese: Gaia Bertoneri
Editore: Edizioni Lindau
Perché leggerlo: perché è un romanzo storico molto documentato, perché offre numerosi spunti per la riflessione su temi che, tuttavia, sono molto attuali

3 pensieri su “José Eduardo Agualusa | La regina Ginga

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.