Luiz Ruffato | Fiori artificiali

Per prima cosa, mi sono innamorata della copertina. Quello sfondo turchese sgargiante simile alle scatoline dei gioielli di Tiffany e quel fiore gigantesco bianco, rosso, blu e turchese, mi hanno proprio conquistata. Ammetto che non conoscevo l’Autore e quando ho letto in quarta di copertina la sua biografia ho scoperto che è nato in Brasile: non avendo mai letto letteratura brasiliana e volendo fare il giro del mondo attraverso i libri, ecco, questa volta ho fatto tappa nell’unico stato sudamericano dove si parla portoghese.

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Titolo: Fiori artificiali

L’Autore: Luiz Ruffato è nato a Cataguases (Minas Gerias) nel 1961. Pubblicato e pluripremiato in diversi Paesi, è considerato il romanziere più interessante e originale della letteratura brasiliana contemporanea. Le sue opere raccontano un Brasile lontano dagli stereotipi e ancora da scoprire per i lettori italiani.

Traduzione dal portoghese: Gian Luigi De Rosa e Giorgio de Marchis

Editore: laNuovafrontiera

Il mio consiglio: sì, lo consiglio a chi vuole scoprire un romanzo originale e innovativo

Mettendomi a mio agio, presi La città delle colonne per iniziare a sfogliarlo, tuttavia, ci prima di aprirlo, guardai distratto i tavolini intorno a me e mi accorsi che erano tutti occupati da coppie o da gruppi di amici, solo io ero da solo. Allora, poco alla volta, il brusio penetrò nel mio corpo e lo spinse verso profondità abissali. Quando, senza fiato, tornai in superficie, c’erano solo le macerie, un uomo che avanzava celatamente verso i sessant’anni e sapevo anche di non occupare i pensieri di nessuna persona in nessun posto al mondo. [Fiori artificiali, Luiz Ruffato, citazione pagina 107]

Quando Dório Fineto decide di iniziare a scrivere la sua autobiografia, dopo un capodanno particolarmente desolante e deprimente, inizia a rendersi conto che di sé stesso ha da dire poco, mentre sulle persone che ha incontrato ha da versare fiumi di inchiostro. Dório Fineto inizia così a raccontare alcuni episodi della sua vita nei quali, durante i suoi viaggi in giro per il mondo, ha conosciuto personaggi particolari ed originali, di ogni nazionalità ed estrazione sociale.

Come una serie di scatole cinesi, Dório Fineto racconta le storie di cubani, argentini, francesi, tedeschi che incontra, ma che a loro volta raccontano a Dório la vita di qualcuno che entrando nelle loro esistenze ha lasciato un profondo segno.

Ciò che avvenne da quel momento in poi è impossibile da descrivere… Non esisteva più quel salone, il sobborgo di case tutte uguali, Buenos Aires, l’Argentina, il mondo… Io non ero più una donna con un nome, un cognome, una professoressa in pensione, sposata, madre di due figli, francese, ma un corpo immerso in un istante unico… Non c’era il passato, orme lasciate da qualcuno che non siamo mai stati. Neanche il futuro, mera proiezione dei nostri desideri… Al di là del tempo e dello spazio, io abitavo il presente assoluto! E tacque. [Fiori artificiali, Luiz Ruffato, citazione pagina 61]

Così, la magistrale penna di Luiz Ruffato che dà voce a Dório Fineto, ci porta a Buenos Aires durante una Sudestada, dove Dório incontra una donna francese innamorata del tango e dell’Argentina; voliamo a Minas Gerias, dove un inglese davvero originale decide di aprire un distributore di benzina con annesso ristorante; attraversiamo l’Oceano e andiamo ad Amburgo, dove una donna confessa a Dório un segreto; e in Africa, dove a Beirut Dório mangia sushi con un uomo brasiliano che racconta la storia della sua famiglia di emigrati italiani; infine, Cuba dove una ragazza non bella cerca di diventare una fotomodella, ma il mondo della moda è talmente disagiato che lei deve mantenersi in altro modo; e la toccante storia di Susana che a Timor è attratta dagli alligatori di mare, e – il più bel racconto di tutti, il Gordo, l’uomo senza nome che parte dall’Uruguay per cercare suo padre scomparso in Brasile.

Ruffato regala ai lettori nuovi occhi per analizzare criticamente ciò di cui lui parla; fornisce strumenti per perdersi nella magia delle storie che riporta. Con uno stile continuo, senza mai usare le virgolette per iniziare i discorsi dei suoi personaggi, Ruffato svuota il sacco delle memorie di Dório Fineto come fosse un flusso di coscienza ininterrotto.

A volte non ce ne rendiamo conto, ma le persone che incontriamo lasciano in noi un indelebile segno del loro passaggio nelle nostre vite, anche se fugace. E forse, anche noi se oggi o in un prossimo futuro, decidessimo di scrivere la nostra autobiografia, forse ci ritroveremmo più a parlare di chi abbiamo incontrato anziché di noi stessi.

Sono dell’idea che l’anima di una cultura possa essere svelata dal cibo, ma che l’anima di un popolo la si possa carpire dai mercatini e dalle stazioni di arrivo e di partenza di autobus e treni [Fiori artificiali, Luiz Ruffato, citazione pagina 150]

Piccola nota a pié di pagina

“Fiori artificiali” è il primo romanzo che leggo edito dalla casa editrice indipendente laNuovafrontiera e vorrei sottolineare due piccole cose che ho apprezzato molto: la prima è che in terza di copertina oltre alla biografia dell’autore ci sono anche le brevi biografie dei due traduttori; seconda cosa, alla fine del romanzo c’è una pagina in cui l’editore ringrazia il lettore per aver letto il libro. Ecco, in effetti nessun editore mi ha mai ringraziata per aver letto un suo libro. Eppure, se ci pensate bene, gli scrittori non esisterebbero senza i lettori, e certamente nemmeno gli editori.

4 pensieri su “Luiz Ruffato | Fiori artificiali

    • Claudia ha detto:

      laNuovafrontiera è un editore troppo interessante! La prossima settimana mi arriveranno “Nessuno spegneva le lampade” di Hernandez e “Di me oramai neanche ti ricordi” di Ruffato.

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