Maria Edgeworth | Il Castello Rackrent

Così la casa era nuda, e il mio giovane padrone, nel momento in cui entrò, scendendo dal suo calessino, pensò che tutte quelle cose dovessero venire da sole, credo, perché non si pose mai il problema, ma in modo irresponsabile le pretese tutte da noi, come se fossimo dei prestigiatori, o se si trovasse in una locanda. Per parte mia, non mi scomposi affatto; ero così abituato ai miei ultimi padroni che mi sentivo tutto sottosopra, e i nuovi servi nella stanza della servitù erano fuori dal mio controllo; non avevo nessuno con cui parlare, e se non fosse stato per la mia pipa e il mio tabacco credo proprio che mi si sarebbe spezzato il cuore per il povero Sir Muragh [Il Castello Rackrent, Maria Edgewoth, trad. P. Meneghelli]

Thady Quirk è l’anziano domestico che ha sempre vissuto e lavorato al Castello Rackrent. Nel corso degli anni, Thady ha servito una serie di padroni diversi, i quali si sono susseguiti come proprietari della tenuta. Il vecchio servo, voce narrante della storia, riassume sotto forma di cronaca l’ascesa e la caduta di alcuni dei suoi nobili padroni.

Come Sir Patrick, inguaribile amante della mondanità che muore d’infarto durante una delle sue gloriose feste organizzate proprio al Castello Rackrent; come Sir Murtagh, che s’impunta sul fatto di non voler pagare i debiti lasciati da Sir Patrick; o come Sir Kit, viziato dal giuoco d’azzardo, il quale per pagare i conti si trova costretto a vendere la tenuta. Infine, l’arrivo dell’ultimo padrone, Sir Condy, e della sua giovane e capricciosa moglie.

L’uno dopo l’altro, Thady Quick vede i suoi nobili padroni arrivare e andar via: dal Castello Rackrent c’è chi va via morto e chi povero con la coda tra le gambe. L’ironia tagliente che Thady sfodera riportando le vicende personali dei padroni fa capire che l’avere tanti soldi non mette al riparo le persone dalle disgrazie.

E per quanto concerne tutto quello che ho buttato giù dai ricordi e dal sentito dire della famiglia, è tutto vero, dall’inizio alla fine, e ci potete credere, perché per quale motivo dovrei dire bugie sulle cose che tutti conoscono come le conosco io? [Il Castello Rackrent, Maria Edgewoth, trad. P. Meneghelli]

Primavera a Windsor (Photo by JJ Jordan on Unsplash)

Prima di leggere “Il Castello Rackrent” non conoscevo la figura di Maria Edgeworth; benché la Edgeworth fu circa contemporanea delle famose sorelle Brontë e della celebre Jane Austen, non l’avevo mai sentita nominare, neppure al volo durante le lezioni di letteratura inglese del liceo. La Edgewoth scrisse una decina di romanzi (non tutti sono stati tradotti in italiano) e fu politicamente molto attiva, schierandosi per la causa irlandese benché fosse nata in Inghilterra, nell’Oxfordshire. In modo particolare, s’impegnò per aiutare i contadini durante la Grande Carestia irlandese di metà Ottocento.

Il Castello Rackrent” di Maria Edgeworth (trad. Pietro Meneghelli, Fazi editore, 113 pagine, 15 €) è un romanzo scritto alla fine del Settecento e pubblicato nel 1800, per cui ha tutto il sapore, il peso e lo spessore di un libro classico. Si tratta di una lunga cronaca, narrata talvolta in modo scorrevole e talvolta più arzigogolata, raccontata in prima persona dal vecchio Thady Quirk, dove a volte viene usato il tempo presente e a volte il passato remoto, quasi a non voler rimarcare che il tempo è trascorso e i padroni si sono succeduti o forse perché Thady non è poi così istruito.

Il susseguirsi dei nobili al Castello Rackrent, con le loro fortune e disgrazie, può anche essere letto come lo specchio della società dell’epoca e di quella di oggi: continuamente salgono al potere certi personaggi, vengono acclamati dal popolo, poi combinano un disastro o deludono l’elettorato, quindi vengono cacciati e cadono in disgrazia.

Oppure, “Il Castello Rackrent” può essere letto per quello che effettivamente è: la cronaca di una serie di nobili raccontata da un servo poco istruito ma capace di leggere e sondare il cuore dell’essere umano.

Titolo: Il Castello Rackrent
L’Autrice: Maria Edgeworth
Traduzione dall’inglese: Pietro Meneghelli
Editore: Fazi
Perché leggerlo: perché si tratta di un romanzo classico dal sapore ottocentesco, perché si può leggere una cronaca nobiliare oppure ritrovare la nostra società, con i suoi difetti e i suoi pregi

(© Riproduzione riservata)

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