In ottobre gli alberi erano gialli. Poi gli orologi tornavano un’ora indietro e arrivavano i venti di novembre, soffiavano senza sosta e spogliavano i rami. Nella cittadina di New Ross i camini buttavano fumo, che svaniva dileguandosi in lunghi fili lanuginosi prima di disperdersi sulle banchine, e ben presto il fiume Barrow, scuro come la birra, si gonfiava di pioggia (…) I bambini si tiravano su il cappuccio sulla testa prima di affrontare il percorso fino a scuola, mentre le madri, che ormai ci avevano fatto il callo a correre a testa bassa alla corda del bucato, ammesso che ancora osassero stendere fuori, nemmeno ci speravano di avere anche solo una camicia asciutta prima di sera. E poi scendeva la notte e ancora una volta gelava, e lame di freddo si infilavano sotto le porte tagliando le gambe a chi ancora si inginocchiava a recitare il rosario.
Piccole cose da nulla, Claire Keegan, trad. M. Pareschi
Bill Furlong è un uomo irlandese, padre di cinque figlie, marito buono e fedele e soprattutto gran lavoratore. Bill lavora per una ditta di trasporto legna, torba e carbone: le persone acquistano da lui il prezioso combustibile per riscaldare le abitazioni. Bill carica il camion al porto e gira per le colline, di casa in casa, in modo instancabile.
Il mondo di Furlong è tutto qui: la sua bella famiglia, il suo lavoro duro ma che gli permette di mantenere le figlie e la moglie, i suoi ricordi di quando era bambino; la mamma di Furlong, ormai defunta, era stata una ragazza madre nella cattolicissima Irlanda, negli anni Sessanta, ma la donna aveva avuto la fortuna di poter restare nella casa della vedova Wilson, mantenendo il suo lavoro di cameriera e dando la possibilità al figlio di mangiare tre volte al giorno, di avere un tetto sulla testa e di poter studiare.
Arriva il Natale, e con esso il gran freddo, quello irlandese, che ti entra fin nelle ossa. Bill Furlong corre su e giù per le colline con il proprio mezzo, per portare legno e carbone a chi ha freddo. Un giorno, Furlong viene chiamato dal convento delle Suore del buon pastore, affinché porti un carico di carbone.
Nel convento è attivo un servizio di lavanderia, dove a prestare lavoro sono principalmente ragazze e donne; riguardo al convento, girano parecchie storie: qualcuno sosteneva che le ragazze fossero dalle suore per studiare, altri per redimere i peccati, secondo altri ancora, le ragazze erano delle poco di buono, donne senza marito che si trovavano nei guai e lì andavano a partorire.
Furlong non si pone troppe domande finché non scopre qualcosa di incredibile nel locale caldaia dove deve scaricare il combustibile. A questo punto tutto ciò in cui crede o ha sempre creduto viene messo in discussione e per la prima volta in vita sua, Bill Ferlong decide di non voltarsi dall’altra parte, ma di agire, di fare qualcosa di concreto.
Sarà, sospirò lei, poi spense la luce. C’è sempre qualcuno che se la vede peggio degli altri.
Certe sere, a letto con Eileen, Furlong rifletteva su piccole cose da nulla come queste (…) Immaginava le figlie che, una volta cresciute, si sarebbero avventurate in quel mondo di uomini. Aveva già visto visto degli occhi maschili seguirle. Ma una parte della sua mente era quasi sempre in ansia, chissà perché.
Piccole cose da nulla, Claire Keegan, trad. M. Pareschi

“Piccole cose da nulla” di Claire Keegan, tradotto in italiano da Monica Pareschi per Einaudi editore, è un libro molto breve ma intenso che racconta una storia bella e drammatica allo stesso tempo.
La base di questo breve romanzo prende spunto dalle Magdalene Laundries: queste lavanderie erano gestite principalmente da suore e si trovavano nei conventi sparsi per l’Irlanda; l’ultima di queste venne chiusa ufficialmente solo nel 1996. Cosa accedeva all’interno delle lavanderie? Le ragazze, soprattutto donne giovani madri senza marito, erano a tutti gli effetti segregate nei conventi e costrette a lavorare negli istituti; l’obiettivo era quello di redimere i loro peccati: avere un figlio fuori dal matrimonio o addirittura senza avere un compagno ufficiale, in Irlanda era visto come qualcosa di incredibilmente scandaloso e deplorevole.
Purtroppo, la vita in questi istituti non era dignitosa: oltre le numerose ore di lavoro e la grande stanchezza per via della fatica, le ragazze e i loro bambini non venivano trattati bene. Molte donne e purtroppo anche molti bambini sono morti, in queste strutture. Tanti neonati sono stati strappati alle madri e dati in adozione, i più fortunati nella tragedia; i più sfortunati, invece, sono morti piccolissimi a causa dell’incuria: a Tuam, nella contea di Galway, presso un convento è stata rinvenuta una fossa e all’interno sono stati trovati i miseri resti di quasi 800 neonati o bambini molto piccoli.
“Piccole cose da nulla” parla di tutto questo, ma in modo delicato e lieve; Bill Furlong è il protagonista della storia, che non può non agire, soprattutto perché la vicenda si svolge sotto Natale, un periodo in cui tutti dovrebbero essere più gentili e tolleranti. La scrittura della Keegan è dolce e poetica, nonostante le tematiche affrontate.
L’unico difetto che ha questo libro, a mio avviso, è il fatto di essere troppo breve: tutta la storia viene narrata in sole 91 pagine, mentre secondo me c’era materiale per scrivere un ottimo romanzo, più ricco e corposo; a maggior ragione, con la capacità narrativa della Keegan sarebbe certamente stato coinvolgente e piacevole da leggere.
“Piccole cose da nulla” resta un bel libro, seppur troppo breve, su una tematica delicata e ancora attuale in Irlanda: le scuse ufficiali per questo trattamento deplorevole di donne e bambini sono arrivate solo nel 2013, grazie al ministro Kenny.
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Per saperne di più sulle Magdalene Laundries: L’abominio delle lavanderie della Maddalena
Titolo: Piccole cose da nulla
L’Autrice: Claire Keegan
Traduzione dall’inglese: Monica Pareschi
Editore: Einaudi
Ennesimo post – capolavoro: sono sempre più orgoglioso di essere da tempo un tuo follower.
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Ciao! Grazie mille per il graditissimo complimento! Sono contenta che questo articolo ti sia piaciuto!
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Grazie a te per la risposta! 🙂
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ciao! anche io ho letto questo romanzo, ma sono rimasta un po’ insoddisfatta. trovo che l’autrice dia per scontato il fenomeno, che forse si conosce in Irlanda, ma io non ne sapevo niente fino a che non ho letto un articolo su The Passenger Irlanda che lo spiegava.
in più, come dici tu, è stato chiuso in maniera troppo frettolosa. fare il bel gesto sul momento è facile, ma poi come prosegue la vicenda? come la prende la famiglia? cosa devono affrontare? quello sarebbe stato un ottimo materiale, invece così mi è sembrato che scrivesse solo l’incipit zuccheroso di una vicenda drammatica.
PS. mi piace molto il contesto della tua foto!
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