Passavamo le vacanze scolastiche a girare in tondo, leggere e abbruttirci con le serie televisive americane. Il paradosso che covava sotto la tragedia, o forse l’ironia, era che in Iran i genitori ci avevano rotto l’anima con la Francia (…) e adesso che ci eravamo, adesso che le tante ore passate a imparare la lingua, la geografia, la storia e la letteratura, potevano essere messe a frutto loro non avevano più l’energia nemmeno per portarci in una biblioteca né abbastanza sicurezza da spingerci a uscire da sole. Ognuno di noi aveva sperato che un giorno avremmo potuto vivere di nuovo tutti e cinque insieme, liberi e senza paura. Solo che la libertà è un’illusione, quello che cambia è la dimensione della prigione.
Disorientale, Négar Djavadi, trad. A. Bracci Testasecca
“Disorientale” di Négar Djavadi, tradotto da Alberto Bracci Testasecca per edizioni E/O, è un romanzo brillante e intelligente, un prezioso tassello che si va a incastrare alla perfezione nel mio percorso di lettura sull’Iran.
Il romanzo è il contenitore delle storie della famiglia di Kimiâ, ovvero di memorie, di momenti spensierati e drammatici, del tempo che trascorre; il tutto si intreccia con la recente storia dell’Iran, talvolta sfociando nel dramma della Rivoluzione.
La vicenda prende il via in un grande ospedale di Parigi, città dove una Kimiâ ormai adulta vive con i suoi affetti. Nel corso delle numerose incursioni in ospedale e visite di conseguenza, Kimiâ rievoca pian piano la storia della sua grande e numerosa famiglia, nell’attesa di due cose principalmente: raccontare IL FATTO e capire se le cure prestatele faranno l’effetto desiderato.
Chi legge si ritrova così completamente immerso e avvolto nelle storie della famiglia di Kimiâ, la quale le narra l’una dentro l’altra, proprio come una moderna Sherazade.
Sono molti i personaggi della sua famiglia che in quale modo le hanno lasciato un segno: la nonna Nur, nata in un vero e proprio harem all’inizio del Novecento, le lascia una pesante eredità; la nonna Emma, di origini armene, riceve una sorpresa il giorno della sua nascita; il padre Darius, solo all’apparenza assente, è un militante dissidente dei regimi che infestano il suo Paese; la madre Sara è una docente di Storia in un liceo prestigioso, dissidente anch’ella, e in cuor suo sa già che la famiglia dovrà lasciare l’Iran; le sorelle maggiori Leila e Mina, troppo perfette rispetto a Kimiâ; e infine Saddeq, lo Zio Numero Due, depositario e custode delle storie della famiglia.
La storia della famiglia di Kimiâ e quella dell’Iran si legano in modo indissolubile, intrecciandosi in modo tanto stretto che è impossibile parlare dell’una senza l’altra; allo stesso tempo, “Disorientale” è la storia intima di Kimiâ, donna che cerca la sua dimensione e la sua identità.
Kimiâ strappata dall’Iran da bambina e buttata a Parigi, senza istruzioni. Kimiâ è destinata a seguire un percorso diverso rispetto alle sorelle maggiori, perfette; Kimiâ si perde e si ritrova, si perde di nuovo, vagando tra Parigi, Amsterdam, Bruxelles e Berlino. Fino all’incontro con Anna e Pierre, due personaggi che la segnano in modo profondo e definitivo.
Narrato in prima persona e con uno stile affabile e coinvolgente, “Disorientale” è un romanzo impossibile da mettere giù mentre lo si legge. Passato e presente si intrecciano di continuo, aiutati dalla genetica che fa nascere a spot bambini dagli occhi incredibilmente blu – blu come il colore del Mar Caspio.
“Disorientale” di Négar Djavadi è un libro che consiglio a chi cerca storie di famiglia ma allo stesso tempo vuole conoscere meglio e in modo approfondito la storia di un intrigante Paese, e ha a cuore i difficili percorsi che talvolta occorre intraprendere per comprendere e capire qual è la nostra vera identità.
Titolo: Disorientale
L’Autrice: Négar Djavadi
Traduzione dal francese: Alberto Bracci Testasecca
Ambientazione: Iran e Francia
Tipologia: romanzo