Non ti ho ancora detto, Mimmy, che ben presto farai il giro del mondo. Ti pubblicheranno all’estero. Ho dato il mio permesso, così che il mondo sappia le stesse cose che ho scritto a te. Ti ho parlato della guerra, di me e di Sarajevo durante la guerra, e il mondo vuole sapere tutte queste cose. Ti ho scritto ciò che sentivo, vedevo e udivo, e adesso ne saranno informate anche le persone che non abitano a Sarajevo. Buon viaggio intorno al mondo, Mimmy!
Diario di Zlata, Zlata Filipović, trad. trad. R. Cardillo e M. T. Cattaneo
“Diario di Zlata. Una bambina racconta Sarajevo sotto le bombe“, trad. trad. R. Cardillo e M. T. Cattaneo per BUR edizioni, è il primo libro che ho deciso di leggere appena rientrata dal viaggio estivo attraverso Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Slovenia. E’ stato scritto da Zlata Filipović, nata nel 1980, durante l’assedio di Sarajevo era un’adolescente.
Ancora fresca delle immagini viste e delle emozioni vissute a Sarajevo, ho deciso di buttarmi a capofitto in questa lettura, che mi ha spesso commossa, talvolta fatta sorridere e soprattutto riflettere.
Zlata incomincia il suo diario, che inizialmente non ha un nome, il 2 settembre 1991, quando Sarajevo è ancora una città abbastanza tranquilla e dove la vita scorre normalmente. Zlata è una bambina ligia al dovere, molto brava a scuola – quasi una secchiona – ed è figlia unica di due genitori eccezionali.
Nelle prime pagine si legge tutta la voglia di vivere e la spensieratezza di una ragazza di quell’età: appunto la scuola, con i suoi doveri e obblighi; le amicizie; i pettegolezzi; i sogni e soprattutto le vacanze, che Zlata adora. I suoi genitori hanno una casetta tra le montagne della Bosnia, poco distante da Sarajevo, e molti fine settimana Zlata li trascorre lassù, felice.
Ma nuvole minacciose incombono sulla penisola balcanica: nell’autunno del 1991 soffiano venti di guerra e il 1° ottobre 1991 l’esercito serbo bombarda Dubrovnik, in Croazia, isolandolo dal resto del mondo. Zlata ne è inorridita e descrive nel suo diario tutta la paura nei confronti di questo conflitto, poiché molti loro amici e conoscenti si trovano laggiù.
La passeggiata di ieri per le strade di Sarajevo mi ha fatto molto piacere, ma mi ha anche messo addosso un po’ di tristezza. Continuo a rivedere la scuola, l’ufficio postale, le strade semideserte, i passanti inquieti, i negozi saccheggiati (…) ora posso dire anche io di essere stata coraggiosa: ho camminato coraggiosamente per le vie di Sarajevo.
Diario di Zlata, Zlata Filipović, trad. trad. R. Cardillo e M. T. Cattaneo
Zlata pian piano inizia a temere che ciò che sta accadendo a Dubrovnik possa accadere anche nella sua città, Sarajevo. E le sue paure, purtroppo, trovano fondamento il 6 aprile 1992, quando due studentesse vengono uccise durante una marcia pacifica, sul ponte Vrbanja, a Sarajevo.
E’ l’inizio dell’assedio che durerà per quattro anni. Zlata documenta sul suo diario – al quale ora dà il nome Mimmy – tutto ciò che accade e tutto ciò che prova. I sentimenti sono forti, Zlata è un’adolescente e tutto viene amplificato.
Zlata racconta delle discese in cantina durante i bombardamenti; descrive i suoi animali domestici, l’uccellino e la gatta, ai quali vuole molto bene; affida al diario le descrizioni delle feste di compleanno che si svolgono senza torta, senza luce e senza acqua corrente; come vivono il Natale e il Capodanno; il freddo di gennaio senza riscaldamento; l’impossibilità di frequentare regolarmente la scuola e di incontrare le sue amiche; le ristrettezze della guerra e allo stesso tempo la grande umanità e la solidarietà tra le persone.
Tra vicini di casa e parenti ci si aiuta e per fortuna giungono in città i pacchi umanitari. Così Zlata, sebbene spesso sul diario scriva che si sente sola e abbandonata da tutto il mondo, può ricevere affetto, calore e cioccolata Milka.
Ma tanti amici e parenti se ne vanno: approfittano dei convogli umanitari, emigrano dapprima in Croazia e Slovenia, quindi raggiungono l’Italia e la Germania o l’Austria. Per Zlata perdere le amiche è un duro colpo, soprattutto perché le lettere faticano a raggiungere Sarajevo e lei non può mettersi in contatto con loro.
Altri amici e conoscenti li perde a causa degli spari, dei bombardamenti e delle granate. Descrive la morte di un ragazzino con una lucidità sorprendente e con tutto il suo odio nei confronti della guerra.
La fortuna volge a favore di Zlata e della sua famiglia quando dei giornalisti francesi la contattano e la vanno a trovare perché venuti a conoscenza del diario che sta scrivendo. Inizialmente, l’idea è semplicemente quella di realizzare un servizio sulla bambina e il suo diario, ma dopo attenta lettura si decide per la pubblicazione.
Zlata pur avendo solo undici anni quando inizia il diario, ha una notevole capacità di scrittura e nelle parole ci mette tutta la sua anima. E’ capace di coinvolgere e rendere molto bene come fosse la vita durante l’assedio di Sarajevo.
Cara Mimmy, ti ricordi il 2 maggio 1992, il giorno più infernale di questa vita così agra? Spesso mi dico che forse non è stato il giorno più spaventoso, ma è stato il primo di una lunga serie, e quindi me lo ricordo come il peggiore. Non potrò mai dimenticare il puzzo della cantina, la fame, i vetri che s’infrangevano, il terrore quando bombardavano. Siamo rimasti per dodici ore senza cibo né acqua (…) Da allora è trascorso un anno, un anno in cui ogni giorno è stato un altro 2 maggio.
Diario di Zlata, Zlata Filipović, trad. trad. R. Cardillo e M. T. Cattaneo
Avrete intuito quanto questo breve diario mi abbia colpita, nella sua complessa semplicità e freschezza: è una testimonianza importante riguardo alle guerre balcaniche di cui, ahimé, nelle scuole si parla sempre troppo poco (o non se ne parla affatto). A questo proposito: colleghi e colleghe insegnanti, il “Diario di Zlata” potrebbe essere un’ottima lettura per i nostri ragazzi della secondaria di I grado, per lo meno dalla seconda in avanti. Tenetelo presente!
Titolo: Diario di Zlata
Autrice: Zlata Filipović
Traduzione: R. Cardillo e M. T. Cattaneo
Editore: BUR – Rizzoli