(…) se uno di noi, uno qualsiasi di noi esseri umani, sta in questo momento soffrendo come un cane, è malato o ha fame, è cosa che ci riguarda tutti. Ci deve riguardare tutti, perché ignorare la sofferenza di un uomo è sempre un atto di violenza, e tra i più vigliacchi. Come la sofferenza sempre ignorata e calpestata degli afghani, gente che vive su questa terra che presto verrà, ancora una volta, profanata dalle bombe. Qui, nella vita degli afghani è il vero confine, il territorio della mente che dobbiamo ancora esplorare per capire la guerra, e per odiarla. Con le pietraie del passo, bisogna lasciare alle spalle anche il pensiero occidentale. Siamo in Afghanistan.
“Vivo o morto” è diverso, ora.
Ora siamo dentro la guerra.Buskashì. Viaggio dentro la guerra, Gino Strada
Al principio degli anni Novanta l’Afghanistan versa in condizioni critiche. La decennale guerra con l’Unione Sovietica è terminata, ma anziché un periodo pacifico, all’orizzonte si profila una nuova, drammatica crisi.
I combattenti della jihād, noti come mujaheddin proclamano la nascita dello Stato islamico dell’Afghanistan nel 1992. Ma questa decisione non accontenta tutti; un gruppo di estremisti tra i mujaheddin si stacca dal governo centrale per fondare un nuovo gruppo di guerriglia, con forte identità religiosa al limite del fanatismo: i talebani.
Grazie ai proventi dal traffico di droga, i talebani riescono a finanziarsi e a intraprendere una lunga guerra civile con i mujaheddin, terminata nel 1996 con la fondazione dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan, con a capo il mullah Omar. Sono gli anni in cui dalla regione del Panjshir giungono i combattenti dell’Alleanza del Nord, guidati da Ahmad Shaha Massoud, il Leone del Panjshir, figura leggendaria e amatissima della lotta contro i talebani.
In questi anni Novanta turbolenti, un gruppo di coraggiosi e intraprendenti medici e infermieri italiani avvia il primo ospedale a Kabul. Gino Strada è un medico chirurgo dalle idee chiare e precise: la sua filosofia è aiutare il prossimo, il più bisognoso, l’ultimo degli ultimi, colui che soffre e che da tutti è dimenticato. La Medicina per Gino è la missione, è la via per aiutare i deboli e i poveri, per alleviare le sofferenze e ridare una dignità.
In Afghanistan molti esseri umani sono morti, perché a molti è stato utile, e perché molti si sono sentiti nel giusto (…) Tutti agirono giustamente, cioè fecero quel che loro conveniva fare, secondo il proprio interesse. E l’Afghanistan? Non i deserti di roccia e di sabbia né le fertili piane, ma i ragazzi, le donne, i bambini, i meravigliosi vecchi dell’Afghanistan? Mentre tutti agivano nel giusto, per la causa, i cittadini dell’Afghanistan venivano uccisi. Quasi due milioni. Mutilati e invalidi, almeno altrettanti. Costretti a fuggire, oltre quattro milioni (…) E allora, nonostante tutti abbiano agito in difesa della civiltà o della libertà, della religione e della patria, del mercato e della democrazia, nonostante tutti abbiano agito per il “giusto”, non è stato giusto.
Buskashì. Viaggio dentro la guerra, Gino Strada
Ha i contorni di un ritorno, quello che Gino Strada e il suo team di chirurghi e infermieri intraprende nel settembre del 2001. L’ennesimo anno di svolta, in negativo, per l’Afghanistan.
Dal 9 settembre si perdono i contatti con Massoud. Il Leone del Panjshir ha smesso di ruggire perché caduto in un’imboscata tesa dai talebani. L’Alleanza del Nord e i mujaheddin sono rimasti senza la loro carismatica guida.

Due giorni dopo, l’11 settembre 2001, Gino Strada è – come milioni e milioni di persone – sconvolto di fronte alle immagini degli attentati alle Torri Gemelle, a New York. Organizzato e finanziato dal saudita Osama bin Laden, i talebani con orgoglio rivendicano l’attentato e dichiarano guerra all’Occidente. La risposta statunitense è veloce: neppure un mese dopo, gli Stati Uniti invadono l’Afghanistan e inizia la guerra.
Un razzo dentro una classe.
Come definire un fatto del genere: un tragico errore, un effetto collaterale? Resto convinto che per chi è dentro la classe, ha dieci anni e vuole studiare, ricevere un razzo in testa significa restare vittima di un atto di terrorismo, chiunque ne sia l’artefice.Buskashì. Viaggio dentro la guerra, Gino Strada
Per Gino Strada e i collaboratori di Emergency questo significa solo una cosa: presto i bambini, gli anziani, i poveri, insomma le persone innocenti – quelle che in questa o in altre guerre non hanno ruolo, né colpe – verranno colpiti dalla rappresaglia statunitense. E’ necessario andare immediatamente in Afghanistan e riaprire gli ospedali Emergency che erano stati temporaneamente chiusi.
Entrare in Afghanistan in un momento storico e drammatico come questo sembra davvero impossibile. Un’impresa all’apparenza disperata per Gino Strada e il suo team è quella di raggiungere il Pakistan, il Paese più vicino e in parte abbordabile per tentare l’ingresso in Afghanistan.
Nessuna organizzazione umanitaria vuole restare a Kabul. Fuggono ONU, Nazioni Unite, UNCHR, Croce Rossa Internazionale. Nessuna di queste vuole prendersi la responsabilità di portare in Afghanistan la squadra di Emergency. Nessuna mette a disposizione i passaggi aerei o si spende per dare loro una mano.
Emergency deve contare unicamente sulle proprie forze e se l’unica alternativa è dover trattare con i capi talebani, allora pur di aiutare il prossimo si tratterà con i talebani. In modo assai rocambolesco, Emergency riesce a entrare in Afghanistan e a prestare i primi soccorsi alle popolazioni del Panjshir.
Ma per Gino Strada l’obiettivo è Kabul, perché gli americani stanno bombardando, perché i talebani rispondono al fuoco e perché gli innocenti stanno morendo. Per arrivare a Kabul occorre passare la Linea del fronte, dove si muore in prima linea; è necessario trattare, chiedere un cessate il fuoco per permettere a Emergency di passare.
Una missione a rischio elevatissimo che porta la squadra nella capitale, distrutta e ferita. Gino Strada cura tutti, chiunque si presenta al Pronto soccorso viene visitato; siano bambini, soldati, donne, anziani, mujaheddin o talebani. Il diritto alla cura è per tutti e di tutti.
La vicinanza con la morte, la sofferenza, il dolore acuisce in Gino Strada l’odio verso ogni forma di guerra o guerriglia. Le bombe cadono, l’una dopo l’altra, e diventa troppo pericoloso anche per Emergency continuare a operare e soccorrere. Lunghissima è la notte della battaglia finale, mentre il team è bloccato all’interno dell’ospedale, al buio, in preda al terrore.
La mattina successiva Kabul è libera. I talebani sono tornati tra le montagne, sconfitti.
Preferisco non pensarci, e preferirei non pensare neppure alla prospettiva di un altro bagno di sangue in città, se si dovesse arrivare, come nel 1992, a combattimenti casa per casa. Ma è difficile riuscire a dimenticare l’incubo di Kabul, per ha vissuto quei giorni e quei mesi sotto le bombe, i razzi e le raffiche di mitra, tra centinaia di morti e feriti ogni giorno.
I talebani saranno sconfitti, non c’è alcun dubbio (…) Come se ne andranno i talebani e i loro amici? Arrivederci e grazie?Buskashì. Viaggio dentro la guerra, Gino Strada

Purtroppo, noi che oggi leggiamo “Buskashì. Viaggio dentro la guerra” di Gino Strada, pubblicato da Feltrinelli, sappiamo che la sconfitta dei talebani è tutt’altro che definitiva. Dal 2001 in avanti numerosi sono stati gli attacchi e le rappresaglie. Innumerevoli gli innocenti uccisi per errore e per caso dalle “bombe intelligenti”. E oggi, nuovo, l’Afghanistan si ritrova ad affrontare un periodo duro, difficile ed estremamente pericoloso.
Nessuno di noi può sapere cosa succederà a questo Paese incastonato tra altissime montagne. Nessuno di noi sa cosa accadrà ai bambini, alle donne, a tutti coloro che vorrebbero semplicemente vivere come noi in una casa confortevole e tranquilla.
Nessuno di noi riuscirà immaginare il dolore e la sofferenza che proveranno coloro che non hanno potuto scappare.
Non la riusciamo immaginare perché per la nostra mente da sereni e tranquilli europei è semplicemente inconcepibile.
Titolo: Buskashì. Viaggio dentro la guerra
L’Autore: Gino Strada
Editore: Feltrinelli
Perché leggerlo: per conoscere, per odiare la guerra, per commuoversi e imparare la compassione verso gli ultimi, per rivivere la figura di una persona eccezionale che trascorse la sua vita a spendersi per gli altri.
Non ho letto questo libro. Grazie
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Non credo di sentirmela di affrontare una lettura del genere, ma dal tuo articolo arriva a pieno la potenza e la profondità del testo
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Non cerca di convincere il lettore, gli fa vivere quello che lui vive, con rabbia, risate, sorrisi amari. Successo, soddisfazioni e sconfitte. Riflessioni umane che lui pone ad alta voce ma che già sono dentro di noi. Un uomo coraggioso, un gigante. Non un fantasioso super eroe. Racconti colloquiali, nessun moralismo o lavaggio del cervello. Semplice buonsenso da parte di chi realmente sa. Grazie sig Strada.
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