Rodrigo Hasbún | Gli anni invisibili

Il passato è un peso inutile, magari potessimo metterlo da parte, magari potessimo almeno decidere quali ricordi conservare e quali no. Mi dice: I ricordi felici e i ricordi infelici sono ugualmente ingombranti (…) Credevo che scrivendo di quel periodo me ne sarei liberato, che avrei alleggerito il peso di quegli anni invisibili, ma spesso sento che è successo proprio il contrario [Gli anni invisibili, Rodrigo Hasbún, trad. G. Zavagna]

Un uomo e una donna si ritrovano a Houston, in Texas, a parlare del loro comune passato. Ventun anni prima le loro strade si sono incrociate in un marzo tragico, in una notte che li ha cambiati per sempre, quando ancora vivevano entrambi – come tutti gli altri compagni di liceo – a Cochabamba, in Bolivia.

Julián vive da anni negli Stati Uniti, è uno scrittore non troppo affermato, e proprio per liberarsi del passato scomodo che si porta appresso ha deciso di scrivere un nuovo romanzo; i capitoli di questa storia, pubblicati su una rivista, vengono letti da quella che nel romanzo chiama Andrea, la quale si precipita a Houston per parlare del tragico marzo di ventun anni fa.

Julián e Andrea vanno di bar in bar, sorseggiano diversi cocktail, cercano il bandolo della matassa dei ricordi, cercano di capire cosa sia successo durante quegli anni invisibili nei quali le loro personalità si stavano formando.

Tutti pensano che il passato sia meno incerto, che il passato sia una specie di rifugio dove possiamo tornare di corsa ogni volta che le cose vanno a finire male. Che idiozia (…) Nel passato però è impossibile trovare una sola risposta, non c’è una sola chiave per nulla, soltanto inganni e cose che noi continuiamo a conservare lì. Mi dice: Quello che ognuno di noi ha finito per diventare ha poco a che vedere con quello che siamo stati prima. Ciò che definisce quello che finiamo per diventare ha poco a che vedere con quello che siamo stati prima [Gli anni invisibili, Rodrigo Hasbún, trad. G. Zavagna]

Ventuno anni prima, Ladislao si innamorava di Joan, l’avvenente insegnante di inglese; Andrea scopriva di essere incinta di Humbertito, un compagno di liceo che lei forse non ama più; Julián era alle prese con la sua band musicale e Nicole, la sorella di Andrea, con la gelosia nei suoi confronti; Rigo, la domestica dei genitori di Andrea e Nicole, voleva fare la rivoluzione e Laura, un’amica di Andrea, tornava a Cochabamba.

Proprio per festeggiare Laura, Andrea decide di dare una festa: i genitori sono all’estero, la casa è libera. Ma è durante quella festa che l’evento fatale accade. Però, i ricordi dei due adulti a Houston sono corretti o no? È davvero andata così come ricordano, oppure no?

A volte non sa se i ricordi che ha ancora di lui sono veri o falsi, se i ricordi in generale sono veri o falsi [Gli anni invisibili, Rodrigo Hasbún, trad. G. Zavagna]

Gli anni invisibili” è il secondo romanzo che leggo dell’autore boliviano Rodrigo Hasbún, del quale avevo apprezzato “Andarsene“. Proprio come nel primo romanzo, ne “Gli anni invisibili” ho ritrovato la poesia, l’essenzialità e la delicatezza della scrittura di Hasbún.

Il romanzo ruota attorno a due precise tematiche: i personaggi cercano di capire quando sono diventati gli adulti che sono oggi e il ricordo del passato. 

Nella maggior parte dei casi non è sufficiente un singolo episodio, come un singolo punto della nostra storia, per farci capire l’esatto momento in cui siamo diventati noi stessi; di norma lo sviluppo della personalità è un qualcosa che avviene nel tempo, ma nel caso dei personaggi del romanzo di Hasbún, un evento drammatico pone fine agli anni leggeri della giovinezza, mettendo il gruppo di adolescenti di fronte alla tragicità del mondo degli adulti.

Questo è l’evento che Julián e Andrea cercano di ricostruire, usando i ricordi, l’altra tematica affrontata da Hasbún. Ma i ricordi spesso, molto spesso, sono ingannevoli e così anche la ricostruzione delle vicende di ventun anni fa forse non è così corretta.

Le persone che eravamo laggiù somigliano poco alle persone che siamo qui oggi. Le persone che eravamo laggiù non avrebbero mai immaginato le persone che siamo qui oggi [Gli anni invisibili, Rodrigo Hasbún, trad. G. Zavagna]

Ricco di nostalgia, poesia, dramma e pathos, “Gli anni invisibili” è un romanzo che ho apprezzato molto e che ho sentito profondamente mio. Non so quando sono diventata l’adulta che sono oggi, non conosco l’attimo preciso, per fortuna non ho subito eventi così traumatici come i personaggi del romanzo; sono però d’accordo sul fatto che i ricordi sono ingannevoli: mi è successo tante volte di avere ricordi sfalsati, e sono sicura che mi accadrà ancora in futuro.

È come quando arrivi in una città nuova. I primi giorni ti accontenti dell’ovvio, di quello che vedono tutti gli altri, di quello che dicono valga la pena di vedere. Nella vita ci metti quarant’anni a tralasciare le apparenze. Quarant’anni è il tempo che ci metti  togliere la benda, ad aprire finalmente gli occhi [Gli anni invisibili, Rodrigo Hasbún, trad. G. Zavagna]

Titolo: Gli anni invisibili
L’Autore: Rodrigo Hasbún
Traduzione dallo spagnolo: Giulia Zavagna
Editore: SUR edizioni
Perché leggerlo: per riflettere su noi stessi, sul peso del passato, sui ricordi, su chi eravamo e su chi siamo oggi

(© Riproduzione riservata)

3 pensieri su “Rodrigo Hasbún | Gli anni invisibili

  1. Barbara ha detto:

    Anche a me era piaciuto molto “Andarsene”. Essenziale e poetico.
    Quando leggo il romanzo di un esordiente che mi colpisce, come è accaduto con Hasbún, ho il timore di restare delusa con l’opera successiva. A quanto pare, non correrò il rischio. Lo metto in lista.

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  2. Aitor ha detto:

    Grazie Claudia. Sembra veramente interesante. Non lo conoscevo e ho cercato info del scrittore e del libro e ho pensato in un scrittore ( e cineasta) spagnolo che si chiama David Trueba e il suo romanzo “cuatro amigos”

    Piace a 1 persona

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