Massimo Carlotto | Cristiani di Allah

Partimmo immediatamente. La marina era ricoperta di cadaveri, carogne di animali e legni fracassati. Contammo sedici grandi galere da guerra e trovammo tracce del naufragio della grande bastarda dei cavalieri di Malta.
Tornammo ad Algeri la notte del 26 ottobre. La città era in festa anche sotto la tempesta che non accennava a diminuire. Hassan Agha alla fine del mio rapporto mi informò che l’armata di Carlo V aveva iniziato a ritirarsi (…) [Cristiani di Allah, Massimo Carlotto]

C’è stata un’epoca in cui il Mar Mediterraneo era l’ideale cornice per gli epici scontri religiosi. Nell’ottobre del 1541 l’armata di Carlo V, che rappresenta la Cristianità e i suoi valori, fa rotta verso Algeri, in quegli anni pascianato turco.

Nella bianca Algeri, i corsari  di Hassan Agha e gli emissari del Sultano di Costantinopoli si affrontano in una battaglia senza esclusione di colpi; se inizialmente appare in vantaggio l’armata di Carlo V, qualche giorno dopo – come predetto da Hassan Agha – una tempesta distrugge i legni dei rappresentanti della Cristianità.

Algeri è salva. Algeri è in festa. Festaggiano Redouane e Othmane, entrambri nati cristiani – il primo albanese e il secondo germanico -, ma convertiti all’Islam per poter vivere il loro amore diversamente considerato disgustoso e volgare dal mondo cristiano.

Al seguito della vittoria sulle truppe cristiane, incomincia a circolare una debole voce: pare che tra i cristiani ci fosse anche il noto Hernàn Cortez e la sua galea fosse affondata a pochi chilometri dalla costa. Pare che la galea fosse piena di tesori provenienti dal Nuovo Mondo, luogo che stuzzica la fantasia di Redouane e Othmane.

Nel frattempo che si cerca la galea e che si ricostituisce la flotta corsara per ordire incursioni lungo le coste della penisola italiana – per saccheggiare merci e rapire uomini e donne che diventeranno schiavi o che verranno usati come merce di scambio -, Othmane si mette nei guai infatuandosi di un giannizzero, temibili rappresentanti della Sublime Porta nel pascianato di Algeri. La vita dei due verrà stravolta, in particolare quella di Redouane, il quale si troverà a prendere decisioni importanti e pericolose sfidando nientemeno che il potente Hassan Agha.

Il ligure mi guardò perplesso. Non era certo di aver capito il senso delle mie parole, ma poi lo sguardo tornò sulle monete e decise che non servivano ulteriori spiegazioni.
Con l’arrivo della nuova stagione Algeri la bianca risplendeva in tutta la sua bellezza. Dall’alto delle colline sembrava una perla appoggiata sulla riva del mare [Cristiani di Allah, Massimo Carlotto]

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Porto di Algeri, Niels Simonsen (1807-1885)

Il romanzo breve “Cristiani di Allah” di Massimo Carlotto (edizioni E/O) indaga una pagina di storia del Mediterraneo molto interessante e avventurosa. Mescolando personaggi inventati – come gli amanti Redouane e Othmane – e personaggi storici esistiti davvero – come Carlo V, Cortez, Hassan Agha -, l’Autore rievoca il tempo in cui l’Algeria era un pascianato turco alle dipendenze della Sublime Porta, luogo di partenza per incursioni corsare al mondo cristiano.

Racconta inoltre dei destini di chi, nato cristiano, veniva catturato dagli ottomani: era possibile restare cristiani, diventando schiavi a tutti gli effetti, e magari attendere che qualcuno pagasse una sorta di riscatto per far rientrare il malcapitato nel mondo cristiano; oppure era possibile “farsi turco“, ovvero convertirsi – credendoci davvero o semplicemente per comodità – alla religione islamica, all’epoca molto più tollerante di quella cristiana.

Nel Cinquecento in Europa era attiva l’Inquisizione, con tutte le torture che essa comportava. Pertanto, coloro che intendevano proseguire i loro esperimenti chimici o medici (nel romanzo c’è un medico nato cristiano che sceglie di farsi turco proprio per studiare l’anatomia umana in libertà) andavano a popolare il mondo ottomano. Era possibile anche, come nel caso di Redouane e Othmane, manifestare amore e affetto che in Europa sarebbe stato condannato senza esitazione.

Si impara molto leggendo il piacevole “Cristiani di Allah“: senza mai ridondare, Carlotto spiega come funzionava il pascianato, chi erano e come venivano visti i giannizzeri (gli emissari del Sultano) e come si organizzavano le corse lungo le coste cristiane grazie alle conoscenze degli schiavi o dei cristiani rinnegati.

Lampedusa all’epoca era un porto franco, un’isola neutrale nel Mediterraneo dove tutti potevano attraccare le proprie navi ma di fatto era divieto scontrarsi o attaccarsi; infine, curiosità linguistica molto affascinante: ho scoperto che nel Mediterraneo, da sempre crogiolo di lingue e culture diverse, per comunicare si utilizzava la lingua sabir, detta anche lingua franca mediterranea, oggi estinta. Composta per circa il 70% di vocaboli italiani (e regionali come veneziano e ligure), conteneva anche parole arabe, catalane, greche, turche ottomane e occitane.

Ne “Cristiani di Allah” si amalgamano perfettamente episodi storici ed episodi inventati, che grazie alla notevole capacità narrativa di Carlotto coinvolgono e ammaliano il lettore, gettando luce su una pagina di intrigante e affascinante del Mediterraneo.

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Flotta nel porto di Algeri, Carl Ludwig Hofmeister (1790-1843)

Approfondimenti e sitografia:

Algeria ottomana
Spedizione di Algeri
Lingua sabir

Titolo: Cristiani di Allah
L’Autore: Massimo Carlotto
Editore: edizioni E/O
Perché leggerlo: perché si tratta di un romanzo storico brillante, intelligente ed estremamente coinvolgente che illustra una pagina di storia mediterranea poco nota ma affascinante e mostra i destini di coloro che rinnegavano il cristianesimo per abbracciare l’Islam

(© Riproduzione riservata)

4 pensieri su “Massimo Carlotto | Cristiani di Allah

    • Claudia ha detto:

      Dal romanzo traspare che fosse bene non dare troppo nell’occhio, non manifestarla troppo pubblicamente, però sembra proprio che fosse più tollerata rispetto al mondo cristiano della stessa epoca…

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