Amava Makrohòri, con il suo mare aperto e i pesci, gli astici, le rane pescatrici, le aragoste… Amava il Bosforo, con i grandi palazzi, le cui scalinate arrivavano fino al mare. Con i platani millenari, i castagni, le acque abbondanti, le correnti impetuose che trascinavano con sé grandi messe di pesci dal Mar Nero: il cefalo, il rombo, il pesce spada… Amava le isole dei Principi, con le pinete e le quiete acque azzurre. Loxandra amava tutta la Città (…) [Loxandra, M. Iordanidou, trad. A. Di Gregorio]
La numerosa famiglia di Loxandra vive nel quartiere di Makrohòri, in quella che i ròmei chiamano la Città, mentre i turchi chiamano Istanbul. Loxandra si è sposata non più giovanissima, con un uomo buono e di grande cultura, vedovo con tre figli. Loxandra cresce i figli di Dimitriòs e con molta fatica, attesa, e grazie all’intercessione della Madonna di Baluklì, riesce ad averne due tutti suoi. Perché Loxandra è devotissima alla Madonna di Baluklì e ai numerosi santi che compongono la sua preziosa iconostasi.
È di origine e lingua greca la famiglia di Loxandra. Hanno nomi greci, parlano solo la lingua greca, seguono la religione ortodossa e si sentono greci nell’animo; ma allo stesso tempo frequentano gli hammam, come i turchi, e la cucina di Loxandra è mescolata con i sapori e i profumi della cucina turca: le donne di casa preparano dolmas e lokumi come le donne turche. Assistono tutti preoccupati ai numerosi incendi che devastavano le antiche case di legno ottomane.
Nel 1874 la Città è governata dai sultani Ottomani ed è la capitale dell’impero. La Città di quel tempo è un luogo dove si possono incontrare turchi, greci, armeni, ebrei, curdi, albanesi e dove tutte queste genti riesco a convivere in pace. I greci vivono nei loro quartieri, come Makrohòri e Tatavla.
Parallela alla storia della famiglia di Loxandra, il cui tempo è scandito da matrimoni, nascite, e morti, scorre sullo sfondo la Storia della Città. Loxandra, nella sua lunga vita, si rende inconsapevolmente testimone di una serie di eventi che porteranno l’Impero Ottomano verso la sua caduta.
Loxandra, in preda al panico, assiste ad un pogrom contro gli armeni ben prima che i Giovani Turchi fomentino il vero e proprio massacro nel 1915 e segue, senza capire lo svolgimento degli eventi, la guerra tra i gli Ottomani e i russi nel 1878.
A causa di una serie di problemi economici e famigliari, Loxandra, sua figlia Cliò e la nipotina Anna sono obbligate a trasferirsi ad Atene. La libertà che i greci della Città avevano sempre immaginato pensando alla Grecia, in realtà non c’è. Loxandra assiste ai disordini legati alle elezioni e capisce, nella sua ingenuità, che anche la Grecia è poco stabile. Rientrano nella Città proprio mentre i Giovani Turchi iniziano a spargere i semi del nazionalismo che causerà gravi disastri in Turchia.
Loxandra quindi vede passare la Storia, cambia casa tre volte, rientra in Turchia perché la Grecia non la sente propriamente sua, benché sia una donna greca. Loxandra è divisa tra due mondi.
Ho letto “Loxandra” di Maria Iordanidou (trad. A. Di Gregorio, BUR) perché sono stata attirata dalla promessa della rievocazione storica della Istanbul – o se vogliamo, della Città – di fine secolo scorso. Il romanzo della Iordanidou contiene annotazioni storiche, spesso solo accennate, quasi a sottolineare che per Loxandra la Storia che si scrive fuori dalla sua casa ha ben poca importanza rispetto a quella che si scrive in casa.
“Loxandra” è un romanzo ricco di nostalgia per un mondo che non esiste più. Le vicende di Loxandra terminano nel 1914, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, un dramma che sarà risparmiato a Loxandra. Come sarà risparmiato alla donna i pogrom contro i greci del 1955 e le crudeltà per mano turca a seguito dei fatti di Cipro, negli anni Sessanta e Settanta.
Per questo, dicevo, “Loxandra” fotografa un’epoca che non esiste più: da circa 300.000 che furono, oggi sono pochi greci che vivono a Istanbul, proprio a causa di queste rivolte nazionaliste contro di loro. L’intenzione della Iordanidou era quella di far rivivere l’epoca in cui i popoli in Turchia vivevano in armonia tra loro grazie alla notevole tolleranza dei sultani. In “Loxandra” sono ben presenti nostalgia e malinconia, sentimenti che sembrano permeare costantemente la Città, basta leggere “Istanbul” di Orhan Pamuk per rendersene conto; eppure, “Loxandra” è anche un romanzo pieno di spirito, di vita e di intraprendenza. Può insegnarci che nonostante le avversità bisogna sempre cercare una via d’uscita e riprendersi. Sempre.
Uniche pecche, se vogliamo, di questo romanzo altresì interessante, sono i frequenti cambi di tempo verbale all’interno della narrazione – anche all’interno di uno stesso capoverso-, che danno parecchio fastidio al lettore e spesso minano la fluidità del romanzo stesso. Infine, sono presenti alcuni refusi ed errori di battitura.
Per il resto, si tratta di un buon romanzo per chi è interessato alla storia della Città e dei greci che l’hanno abitata dalla conquista di Costantinopoli per mano di Maometto II fino all’avvento dei Giovani Turchi.
Titolo: Loxandra
L’Autrice: Maria Iordanidou
Traduzione dal greco moderno: Andrea Di Gregiorio
Editore: BUR
Perché leggerlo: per chi è interessato alla storia della Città e dei greci che l’hanno abitata dalla conquista di Costantinopoli per mano di Maometto II fino all’avvento dei Giovani Turchi
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