Ayesha Harruna Attah | I cento pozzi di Salaga

Nelle stradine strette di Salaga si vedeva gente con le vesti sudice e stracciate curva su mucchi fumanti di macerie, intenta a raccogliere i resti carbonizzati della propria vita. Un uomo calò un recipiente dentro un pozzo e si ripulì il viso dalla fuliggine.
“Un altro pozzo!” esclamò Wumpini.
“Salaga è la città dei cento pozzi” disse Wurche.
“Perché ci sono tutti questi pozzi” chiese Aminah.
“Li hanno costruiti per lavare gli schiavi dopo giorni e giorni di viaggio” disse Wurche.
Una città creata per vendere esseri umani, pensò Aminah. Una città così non poteva prosperare (…) [I cento pozzi di Salaga, Ayesha Harruna Attah, trad. M. Pareschi]

La città di Salaga-Kpembe appartiene alle terre dei Gonja, antico regno del Ghana settentrionale, e prospera grazie al mercato degli schiavi. A Salaga sono stati scavati cento pozzi: l’acqua serve per lavare gli esseri umani rapiti dai mercanti di schiavi, persone come Moro che razziano i villaggi e prelevano i disperati, venduti poi da Maigida.

Aminah è una giovane ragazza originaria di Botu, un paesino che sopravvive grazie soprattutto alle carovane che transitano lungo le piste per portare merci (e non solo) verso la Costa d’Oro.

Le carovane arrivavano all’alba. Le carovane arrivavano quando il sole era altissimo nel cielo. Le carovane arrivavano quando la mezzanotte aveva avvolto tutto in un blu vellutato. L’unica cosa certa era che la carovana di Sokoto arrivava molto prima che la stagione secca finisse [I cento pozzi di Salaga, Ayesha Harruna Attah, trad. M. Pareschi]

Aminah abita in una modesta casa, modesta ma costruita in modo onesto da Baba; qui vivono le sue sorelline gemelle, sua madre, l’altra moglie di suo padre e il suo fratellastro. Sembra che nulla possa cambiare, nella vita di Aminah, la ragazzina è certa che seguirà un destino più o meno simile alle donne adulte che conosce. Ma una notte accade l’impensabile.

Quando, poco dopo essersi addormentata, fu svegliata da qualcosa, pensò che si fosse rivoltata nel letto per l’ennesima volta. Poi, quegli strani rumori divennero più intensi. Si sentivano nitrire i cavalli. La gente strillava [I cento pozzi di Salaga, Ayesha Harruna Attah, trad. M. Pareschi]

Wurche è una principessa, figlia di Etuto, e appartiene ad uno tre rami nei quali si è suddivisa la famiglia reale. Il principe Etuto non ha solo il problema di come divenire re: ha anche bisogno dell’alleanza con gli uomini del Dagbon per contrastare l’ingresso dei bianchi nei suoi territori.

Wurche, orfana di madre e allevata dalla nonna, è mascolina e poco incline alle attività femmili; ama andare a cavallo, partecipare alle adunanze con il padre e i fratelli, vuole respingere i bianchi e le piacerebbe regnare. Anche a Wurche, come per Aminah, pare che nulla possa cambiare, ma per Etuto l’unico modo per siglare accordi con l’altro popolo, è quello di dare in sposa la sua unica figlia ad un principe del Dagbon.

Aspettava il giorno del matrimonio con terrore, come una schiava che aspetta di essere venduta, certa che quel giorno sarebbe arrivato ma senza sapere esattamente quando. Ed era furibonda. [I cento pozzi di Salaga, Ayesha Harruna Attah, trad. M. Pareschi]

Ed è proprio nella città dei cento pozzi, precisamente nella casa del commericante di schiavi Maigida, che le strade di Aminah e Wurche, due donne volitive e determinate, si incrociano. Non conoscono nulla l’una dell’altra: Aminah è costretta a fidarsi di Wurche, e Wurche si sente costretta a prendere con sé Aminah.

File:Salaga Slave Tree - panoramio.jpg

Salaga, l’albero degli schiavi (fonte: Wikipedia)

I cento pozzi di Salaga” di Ayesha Harruna Attah (trad. M. Pareschi, marcos y marcos) è un romanzo che prende avvio da una vicenda storica realmente accaduta – la trisavola della scrittrice fu venduta come schiava a Salaga – e racconta la storia di due donne, diverse tra loro per estrazione sociale e carattere, ma con desiderio in comune: l’essere donne libere.

Il romanzo è suddiviso in due parti e abbraccia un lasso di tempo di un paio di anni; è narrato in terza persona e ogni capitolo si alterna con le voci di Aminah e di Wurche. “I cento pozzi di Salaga” è scritto con un stile talmente scorrevole e piacevole che è davvero impossibile smettere di leggere, inoltre ci si affeziona subito alle protagoniste.

Aminah, una donna con un carattere forte e capace a non piegarsi nonostante le numerose disgrazie che le accadono, una persona dotata di infinita resilienza e capacità di continuare a credere in un futuro migliore, anche nei momenti più drammatici.

Wurche è anch’essa una donna forte, determinata, una che sa il fatto suo. Accetta il matrimonio, ma senza essere felice, e cerca un modo per sfuggirne. Così, in un contesto dove sembra davvero impossibile che succeda, prende una serie di decisioni che potrebbero cambiare la sua vita in modo indelebile.

Sullo sfondo, come dicevo, c’è il Ghana precoloniale, magistralmente descritto in ogni suo dettaglio. Sono terre ricche soprattutto di forza lavoro a basso costo, zone interessanti agli occhi dei bianchi – inglesi e tedeschi – che commerciano schiavi e altre materie prime.

Come avrete intuito, “I cento pozzi di Salaga” di Ayesha Harruna Attah è un libro che mi è piaciuto moltissimo. Oltre al fatto che mi sono affezionata alle due donne protagonsite e sono rimasta ammaliata dalle vicende narrate – in particolare, mi incuriosiva il contesto storico – ciò che mi ha fatto davvero amare il romanzo è che né Aminah né Wurche si sono mai arrese e nessuna delle due ha mai perso la speranza.

I cento pozzi di Salaga” è un romanzo meraviglioso perché ci ricorda che ciò che viene qui raccontato è accaduto realmente e ancora oggi ci sono troppe persone private di ciò che un uomo ha di più prezioso: la libertà.

Titolo: I cento pozzi di Salaga
L’Autrice: Ayesha Harruna Attah
Traduzione dall’inglese: Monica Pareschi
Editore: marcos y marcos
Perché leggerlo: perché è un romanzo meraviglioso, perché le due protagoniste sono due donne forti che non perdono mai la speranza, perché le vicende storiche sullo sfondo sono accadute realmente e ancora oggi, purtroppo, ci sono troppe persone private di ciò che un uomo ha di più prezioso: la libertà

(© Riproduzione riservata)

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