Petros Markaris | La balia

“Maria vive con il fratello minore in un paesino fuori Drama. È originaria del Mar Nero. Da qualche tempo diceva che avrebbe voluto vedere per l’ultima volta la Città (…) Maria è molto in là con gli anni. Se non ha novanta, poco ci manca. Di sicuro ha un fisico molto resistente ma, insomma, un viaggio come questo sarebbe faticoso per una donna della sua età. Ho cercato di dissuaderla, ma non c’è stato niente da fare (…) È partita in pullman da Salonicco. Ma da allora se ne sono perse le tracce (…)” [La balia, Petros Markaris, trad. A. Di Gregorio]

Il commissario Kostas Charitos è ad Istanbul, con la moglie Adriana, con un gruppo di greci. Per i greci, soprattutto quelli chiamati romèi, ovvero nati ad Istanbul e poi migrati in Grecia, la megalopoli turca è ancora chiamata Costantinopoli, oppure la Città. Nel gruppo di greci in visita ci sono persone originarie della Città, come la signora Mouràtoglou, la donna che meglio conosce Istanbul e dispensa curiosità a non finire ai partecipanti della gita.

Charitos e Adriana sono giunti nella Città per cercare di dimenticare un grosso torto subito da parte della figlia Caterina: la ragazza, avvocato di successo, si è sposata civilmente, dando ai genitori – soprattutto alla madre, devota ortodossa – un grande dispiacere.

La Città, con le sue meraviglie da mille e una notte, si dipana sotto gli occhi del gruppo dei greci estasiati. Se Adriana, per sbollire la rabbia, compra oggetti a non finire, Charitos non può fare a meno di avviare paragoni tra la sua Atene e Costantinopoli.

All’improvviso capisco qual è la differenza tra Atene e la Città. Ad Atene le cose da vedere sono meno di quelle da evitare. L’Acropoli, le colonne di Dioniso Olimpo, il Ceramico, mettici pure Sunio, anche se è un po’ fuori mano. Tutto il resto è sepolto (…) Invece a Costantinopoli ogni cosa è esposta alla vista generale, come se chi fosse passato di qua avesse abbandonato tutto in fretta e furia, poi fossero sopraggiunti altri e anche loro avessero abbandonato ogni cosa com’era e per fortuna poi a nessuno fosse venuto in mente di fare ordine. Esci da Santa Sofia e ti inoltri in quartieri pieni di costruzioni poverissime (…) La Moschea Blu è circondata di alberghi hollywoodiani, ma poi entri nel palazzo del Topkapi e ti senti piccolo come Alì Pascia davanti alla Sublime Porta (…) Ti soffermi sulla riva del Corno d’Oro, e tra le case mezzo diroccate il tuo sguardo cade sulla Torre veneziana di Galata (…) Ad Atene, dovunque si affondi una vanga si troverà un resto archeologico. Qui, se affondi una vanga rischi di buttar giù mezza Città [La balia, Petros Markaris, trad. A. Di Gregorio]

Vecchia scuola greca a Fener (fonte: Flickr Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

Dopo un’intensa giornata di visita nel quartiere di Sultanahmet, il gruppo di Charitos viene invitato a mangiare in una tipica taverna greca nel quartiere di Pera; qui, uno scrittore di origini greche, sentendo parlare la sua lingua, interrompe i discorsi del gruppo e chiede se, per caso, tra loro ci sia una certa Maria Hambou. Maria è una donna anziana, sui novant’anni, era stata la sua balia e aveva manifestato l’intenzione di ritornare nella Città per vederla ancora una volta. Ma nel gruppo di Charitos non c’è nessuna Maria.

Qualche giorno dopo, giunge la notizia di una tragica morte a Drama, il paese greco dove Maria viveva. L’anziano fratello della donna è stato trovato morto, avvelenato, mentre di Maria nessuna traccia. Il mistero si infittisce quando, sebbene non si sappia dove sia Maria, una donna di origini greche viene trovata morta avvelenata nel quartiere di Fener, lo storico quartiere romèo.

Charitos si vede affiancare un poliziotto turco, Murat, per condurre le indagini legate agli omicidi e alla scomparsa di Maria. Gli eventi sono collegati? Per scoprirlo, i due dovranno mettere da parte le naturali diffidenze tra greci e turchi, anche se verrà rispolverata una dolorosa storia, il probabile movente degli omicidi. Una vicenda che affonda le sue origini nelle ingiustizie che la minoranza greca ha dovuto subire in Turchia.

La fotografia mostra un vecchio piroscafo dalla ciminiera altissima. È ormeggiato in un porto, e intorno alla poppa è circondato di barche in attesa. Il mare è calmo e, sulla spiaggia, sul fondo, si vedono le case della costa. Dietro la nave si estende una collina coperta di pini (…) Deve trattarsi della nave che ha portato la famiglia di Maria dal Ponto alla Città, dal Mar Nero a Istanbul, penso. Per tutti questi anni si è portata con sé la fotografia e ora l’ha data a Emine, perché sa che la fine si avvicina. Ma dov’è questo porto del Ponto? [La balia, Petros Markaris, trad. A. Di Gregorio]

Moschea Blu, Sultanahmet (fonte: Flickr Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

La balia” di Petro Markaris, tradotto da Andrea Di Gregorio per Bompiani, è un romanzo afferente al genere giallo coinvolgente e molto gradevole. In questo romanzo ci sono tutte le caratteristiche del genere: una serie di crimini, un probabile colpevole, un mistero di risolvere e, in questo caro, due investigatori che inizialmente si osteggiano un po’ a causa delle loro diverse orgini, turche e greche.

In realtà, il giallo in sé è semplice da risolvere e il movente è uno dei più classici in assoluto: la vendetta. E allora perché promuovo a pieni voti questo intenso romanzo? Ho apprezzato “La balia” per diversi motivi: lo stile ironico e accattivante della scrittura di Markaris; il carattere un po’ burbero ma solo in apparenza del commissario Kostas Charitos; le descrizioni stupende della Città e della storia della comunità romèa di Istanbul.

Petros Markaris è nato a Istanbul, per cui ha certamente a cuore la Città e la minoranza greca; questi sentimenti emergono nel romanzo che, sebbene sia impostato come un giallo, parla molto della comunità romèa e trattandosi per me di una nuova scoperta, ho dato immediatamente più peso a questo aspetto, anziché al giallo in sé.

In epoca bizantina erano molti i greci, definiti romèi, che vivevano a Costantinopoli; con la sua caduta e l’avvento degli Ottomani, i greci si spostarono nel quartiere di Fener. Nel 1921, però, i turchi fecero di tutto per mandar via i cittadini di lingua greca, tanto che nel 1923 iniziarono le migrazioni forzate di massa. Nel 1955 ci fu un pogrom contro i romèi voluto dall’allora dittatore turco e infine, con l’inasprisi della crisi di Cipro, nel 1964 la comunità romèa fu nuovamente colpita in modo pesante. Oggi i cittadini di lingua greca a Istanbul sono pochi e quasi tutti vivono nel quartiere di Fener.

È attorno a questi dolorosi fatti che Markaris compone il suo romanzo. E regala ai lettori descrizioni della Città intense e vive: da Sultanahmet con i suoi monumenti di importanza mondiale, ai quartieri di Fener e Balat, dai colori e profumi del Kapalıçarşı – dove Adriana compra l’impossibile pur non riuscendo nell’arte della contrattazione – ai quartieri asiatici raggiungibili grazie ai traghetti sul Bosforo, fino alle stupende descrizioni dei tramonti sul Corno d’Oro.

Un romanzo consigliato a chi ama il genere giallo e le ambientazioni dal sapore orientale; per chi vuole conoscere la storia dei cittadini di lingua greca che abitano in Turchia, una storia forse poco nota ma molto affascinante, e chi vuole scoprire una Istanbul molto lontana dalle classiche rotte turistiche.

Titolo: La balia
L’Autore: Petros Markaris
Traduzione dal greco: Andrea Di Gregorio
Editore: Bompiani
Perché leggerlo: perché il giallo è basato sulla storia della minoranza greca in Turchia e perché la scrittura di Markaris conduce il lettore alla scoperta delle culture e dei popoli che si affacciano sul Mar Egeo

(© Riproduzione riservata)

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