Oggi viaggio per sapere il perché. Forse questo finale la delude? Se ne aspettava un altro? Se fossi rimasto là, sulle montagne del Perù, dove sono nato, venderei bottoni, come mio padre. Avrei qualcosa da perdere, famiglia e denaro, e sicuramente soffrirei di più. Per il resto, non so se, in sostanza, sarei molto diverso da ciò che sono. Ignorerei certe cose, sì, lei ha ragione, ma questa ignoranza non mi danneggerebbe, poiché non me ne renderei neanche conto. Forse un giorno mi fermerò. Forse no. [Passeggeri in transito, dal racconto Un ciclista, traduzione Luca Creta]
La raccolta di racconti “Passeggeri in transito” di José Eduardo Agualusa (Edizioni dell’Urogallo, trad. L. Creta, 116 pagine, 12 €) ha come sottotitolo “Nuovi racconti per viaggiare” e il tema del viaggio è uno dei fili conduttori dei venti brevi racconti che compongono il libro.
I protagonisti di questi racconti si muovono attraverso tre continenti: l’Europa, l’Africa e l’America del sud, passando dal Portogallo all’Angola e al Brasile. Paesi che all’apparenza di comune sembrano avere solo la lingua portoghese – seppur con sfumature e accenti molto differenti – invece hanno molto di più.
Agualusa è nato in Angola, ex colonia del Portogallo che ha ottenuto l’indipendenza da quest’ultimo nel 1975 – anno della caduta della dittatura portoghese e della perdita di tutte le colonie -, ma da grande viaggiatore e conoscitore del mondo non ha nessuna difficoltà nell’ambientare i suoi scritti in altri stati lusofoni e indagare la società portoghese, angolana e brasiliana.
“Quest’isola è un buco nero”, disse in un portoghese trionfante (…) Ordinò di servirci un succo di caju molto fresco e continuò: “Vedete, gli stranieri vengono su quest’isola per dimenticare qualcosa, o qualcuno, o per essere dimenticati. Il poeta Tomás António Gonzaga, per esempio, e i suoi compagni della Inconfidência Mineira. Le persone arrivano in questo posto e sono dimenticate e poi loro stesse si dimenticano di chi erano. Gonzaga si dimenticò della bella Marília. Forse si era perfino dimenticato del Brasile. Lasciò dei discedenti quei, lo sapevate?”
“E lei?”, gli chiesi. “E’ venuto per dimenticare o per essere dimenticato?” [Passeggeri in transito, dal racconto Sale e dimenticanza, traduzione Luca Creta]

Cidade Alta, Luanda, Angola (fonte: David Stanley, on flick Creative Commons Attribution 2.0 Generic CC BY 2.0)
Che cosa aspettarsi racconti di José Eduardo Agualusa? Drammaticità , qualche immagine cruda (“I cani”), divertimento (con il racconto dal finale a sorpresa “E’ dolce morire in mare”), surrealismo (“La trappola”) e addirittura un po’ di realismo magico quasi sudamericano (“Le ossa dell’ofido”).
Con notevole sapienza Agualusa mescola diversi contenuti che appartengono alle culture sviluppate in tre continenti, ma unite da diversi punti in comune, e lo fa utilizzando una scrittura limpida, pulita e a tratti molto lirica. Come primo assaggio dell’opera di José Eduardo Agualusa posso ritenermi soddisfatta e la curiosità di scoprirne di più – leggerlo come romanziere – è molto alta e proseguirò con “La regina Ginga“.
Titolo: Passeggeri in transito
L’Autore: José Eduardo Agualusa
Traduzione dal portoghese: Luca Creta
Editore: Edizioni dell’Urogallo
Perché leggerlo: per avvicinarsi alla scrittura di Agualusa, per cogliere le sfumature dietro le righe, per viaggiare attraverso tre continenti uniti dalla stessa lingua
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