Annie Ernaux | L’altra figlia

Trovare le parole giuste per parlare de L’altra figlia di Annie Ernaux (L’Orma editore, 81 pagine, 8,50 €) non è semplice. Questo brevissimo ma inteso libro non è un romanzo, bensì una lunga lettera, una missiva che la destinataria non potrà mai leggere.

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Titolo: L’altra figlia

L’Autrice: Annie Ernaux è nata a Lillebonne (Senna Marittima) nel 1940 ed è una delle voci più autorevoli del panorama culturale francese

Traduzione dal francese: Lorenzo Flabbi

Editore: L’Orma editore

Il mio consiglio: una lettura breve ma potente, per chi vuole immergersi in un turbinio di sentimenti ed emozioni descritte in modo magnifico

Tu non sei mia sorella, non lo sei mai stata. Non abbiamo giocato, mangiato, dormito insieme. Non ti ho mai toccata, abbracciata. Non conosco il colore dei tuoi occhi. Non ti ho mai vista. Sei senza corpo, senza voce, sei giusto un’immagine piatta su qualche foto in bianco e nero. Non ho alcun ricordo di te. Quando sono nata eri già morta da due anni e mezzo. Tu sei la figlia del cielo, la bambina invisibile di cui non si parlava mai, la grande assente da tutte le conversazioni. Il segreto. Sei sempre stata morta. Sei entrata morta nella mia vita nell’estate dei miei dieci anni [L’altra figlia, Annie Ernaux]

La scrittrice francese Annie Ernaux ha avuto una sorella. Si chiamava Ginette ed è morta durante un’epidemia di difterite, pochi mesi prima che il governo francese introducesse il vaccino obbligatorio.

Ginette è morta nel 1938 e Annie è nata nel 1940: nate dagli stessi genitori – quelli che nella lettera la Ernaux non chiama mai ‘mamma’ o ‘papà’ – non si sono mai parlate, conosciute, toccate. Nessuno aveva rivelato ad Annie l’esistenza della sorella, ma un pomeriggio del 1950 la bambina ascolta uno stralcio di una conversazione, dove la madre cita questa sorellina morta. Una conversazione non diretta alla Ernaux ma ad una cliente del negozio della madre.

La presenza di Ginette nella vita di Annie irrompe come un urgano: ci sono poche foto della sorella, pochi ricordi, quasi nessun aneddoto. Annie scopre un’altra cosa che la sconvolge: i genitori avevano le possibilità economiche per mantenere un solo figlio, per cui se Ginette non fosse morta Annie non sarebbe mai nata.

(…) la tua morte e la necessità economica di avere un solo figlio -, e per far sì che la realtà sfolgorasse: sono venuta al mondo perché tu sei morta e ti ho sostituita. [L’altra figlia, Annie Ernaux]

La Ernaux non incolpa di genitori per non averle mai parlato della sorella, ma si sentiva a disagio quando, una volta venuta fuori l’esistenza di Ginette, i genitori confrontavano le due bambine: Ginette era quella buona e perfetta, Annie, l’altra, quella disobbediente e ribelle. La Ernaux avrebbe preferito che i genitori dimenticassero Ginette, la sua perfezione, e pensassero solo a lei; ma un genitore non può dimenticare il figlio scomparso.

Non rimprovero loro niente. I genitori di un figlio morto non sanno ciò che il loro dolore fa a quello vivo (…) Tu sei l’impossibilità stessa della colpa e del castigo. Non hai nessuna delle caratteristiche di una bambina vera. Come le sante, un’infanzia non l’hai mai avuta. Non ti ho mai immaginata reale. [L’altra figlia, Annie Ernaux]

L’altra figlia è uscito in Francia nel 2011, benché sia molto breve, la Ernaux ha impiegato molto tempo per scrivere questa lettera a Ginette perché non è facile affrontare i fantasmi del passato, tanto più quando coinvolgono i sentimenti in modo così profondo.

Ciò che sto facendo qui è rincorrere un’ombra. [L’altra figlia, Annie Ernaux]

La scrittura della Ernaux è asciutta ma piena di immagini evocative; ci sono frammenti di pensieri, spezzati quasi, discorsi che sembrano non finire e riprendono qualche pagina dopo. Ci sono parecchie ripetizioni, come un ritornello: l’autrice torna spesso sul concetto dell’assenza della sorella e della sua presenza, di tutto ciò che lei ha avuto e che Ginette non ha visssuto.

Il passato ritorna sempre, possono anche trascorrere sessant’anni e noi ritrovarci a parlare e pensare a cose all’apparenza vecchie e sepolte, con la segreta speranza di poter sistemare, cambiare o rivivere un tempo che non esiste più.

In quelle immagini non ti penso mai al mio posto. Non riesco a vederti dove mi vedo con loro. Non ti posso mettere dove sono stata io.  Sostituire la mia esistenza con la tua. C’è la morte e c’è la vita. Tu o io. Per essere, ti ho dovuta negare. [L’altra figlia, Annie Ernaux]

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