La prima cosa che mi ha colpita del romanzo “Sanctuary Line” di Jane Urquhart (Nutrimenti, 239 pagine, 17 euro) è la bellissima copertina: c’è una farfalla monarca che pare appoggiata su quello che ha l’aria di un taccuino ricco di appunti. Leggendo la trama ho avuto la sensazione che questo romanzo fosse nelle mie corde e l’istinto mi ha dato ragione.
Titolo: Sanctuary Line
L’Autrice: Jane Urquhart è nata nel 1949 nell’Ontario, Canada. E’ autrice di otto romanzi acclamati dal pubblico. Ha vinto diversi premi letterari prestigiosi, tra cui nel 1992 il Prix du meilleur livre étranger in Francia, unica autrice canadese. E’ Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere in Francia e ufficiale dell’Ordine del Canada, la più alta onoreficienza civile nel suo Paese
Traduzione dall’inglese: Nicola Manuppelli
Editore: Nutrimenti edizioni
Il mio consiglio: questo è un libro per chi ama la luce calda della fine dell’estate, per chi ha trascorso l’infanzia tra boschi e campagne, con amici, cugini e zii un po’ folli; è un romanzo per chi cerca la storia di una famiglia, con i suoi segreti e le mille difficoltà. Un romanzo per chi si sente come una farfalla monarca, sempre in bilico tra un luogo e l’altro
Io credo che le cose che ci attraggono e quelle che ci respingono abbiano lo stesso potere sul nostro corpo e sulla nostra mente, e sembrano, almeno a me, ugualmente determinani nel nostro destino. Un ragazzo di campagna divenuto soldato fa sì che una ragazza sposti la sua attenzione da un fratello all’altro (…) Un giovane messicano in un paese straniero si fa prendere dal panico di fronte alla violenza degli adulti, quella violenza che confina con la loro paura, e lui e la passione sono cancellati per sempre dalla mia vita. Messa fuori rotta da un improvviso salto di vento, una farfalla non raggiungerà mai la sua destinazione. Morirà in volo, senza accoppiarsi, e le meravigliose potenzialità contenute nelle sue cellule e affidate alla sua migrazioni non potranno mai realizzarsi [Sanctuary Line, Jane Urquhart, trad. N. Manuppelli]
All’entomologa Liz Crane viene chiesto di ritornare in Canada per studiare le dinamiche della migrazione delle farfalle monarca presso il Sanctuary Point, in prossimità del Lago Erie, nell’Ontario. Approfittando della vicinanza tra la vecchia fattoria degli zii e il luogo di lavoro, Liz torna a vivere nell’antica casa colonica che oggi è in rovina e abitata solo più dai fantasmi degli avi.
Adesso che vivo qui, mi mancano i bambini che noi tutti eravamo prima che ogni cosa andasse in pezzi, e mi mancano i bambini che avrebbero dovuto sostituirci ma non lo hanno fatto [Sanctuary Line, Jane Urquhart, trad. N. Manuppelli]
Un tempo la fattoria di zio Stanley era viva. Liz, orfana di padre, trascorreva con la madre le tiepide estati dagli zii materni; zio Stanley raccontava ai bambini le storie degli antenati della famiglia Butler, coloro che dall’Irlanda si erano imbarcati verso il Nuovo Mondo in cerca di fortuna: alcuni erano diventati agricoltori, altri guardiani del faro. Liz amava soprattutto trascorrere del tempo con Mandy, la sua adorata cugina amante della poesie e con le idee ben chiare. E poi, c’era Teo, il timidissimo figlio di una donna messicana senza marito, quei messicani che giungevano ogni primavera per lavorare stagionalmente nell’azienda di zio Stanley, per ritornare in Messico a settembre. Proprio come Liz, che alla fine dell’estate sarebbe tornata in città, e proprio come le farfalle monarca che abbandonano l'”albero delle farfalle” per andare a svenare a sud.
Le farfalle sono tornate sull’albero. Questo annuncio, più di ogni alto, era il faro che illuminava la fine della stagione, il codice segreto che ci annunciava che i giochi estivi erano terminati [Sanctuary Line, Jane Urquhart, trad. N. Manuppelli]
L’incanto di un tempo che non c’è più aleggia nella vecchia casa. Non c’è più nessuno che canta nei frutteti mentre raccoglie le mele; nessuno munge più le Holstein da latte. Non si organizzano più grigliate in riva al lago, non si nuota più fino a farsi venire le labbra blu dal freddo, non si va più in esplorazione nei vecchi cimiteri con l’entusiasmo dello zio Stanley alla ricerca della leggendaria tomba della povera Nellie.
Ci raccontava storie di burrasche ululanti durante le quali gli ardimentosi guardiani dei fari della famiglia Butler riuscivano ad accendere migliaia di candele nell’immensa lanterna simile a un gioiello sulla cima delle loro torri [Sanctuary Line, Jane Urquhart, trad. N. Manuppelli]
Il tempo è trascorso troppo in fretta dall’ultima estate in cui Liz è stata alla fattoria: quell’ultima notte di settembre in cui molte cose sono andate in pezzi e ognuno dei Butler ha seguito caparbiamente il proprio destino. Sono accaduti eventi diversi che si sono legati assieme la notte in cui le farfalle monarca sono andate via senza che nessuno se ne accorgesse. Liz racconterà tutta la storia, o meglio, tutto ciò che sa su quella storia, all’ultima persona che si sarebbe immaginata di conoscere.
Mia zia, invece, aveva cacciato gli imbianchini quando erano arrivati, e stava in piedi davanti al bancone della cucina vuota, entrambe le mani appoggiate ai lati del lavello, le braccia tese come se temesse di poter vomitare o svenire. Guardava fuori dalla finestra, verso la strada alla fine del viale, in attesa [Sanctuary Line, Jane Urquhart, trad. N. Manuppelli]
“Sanctuary Line” è un romanzo che mi ha coinvolta e appassionata moltissimo. Il tono con cui Liz Crane racconta è quello di chi sa che l’infanzia, con tutti i suoi giochi e le scorribande, e soprattutto la spensieratezza, non tornerà più; il tono di chi sa che il tempo è trascorso, le scelte sono state fatte – giuste o sbagliate questo lo si è scoperto solo in seguito.
Nel romanzo sono davvero molti gli spunti su cui riflettere: a partire dal tempo che scorre inesorabile, fino alla differenze culturali che dividono e separano le persone, rendendo a volte le cose complicate, per arrivare a capire quanto in realtà siamo fragili e pieni di paure. Ho amato molto le descrizioni dei luoghi dove vive Liz Crane, in bilico tra un passato dove echeggiano antichi fasti e splendori, sino al presente pieno di fantasmi. Ho apprezzato le soprattutto le storie degli avi raccontati da zio Stanley, un po’ invidiosa di non conoscere così bene la storia della mia famiglia.
Le immagini che Jane Urquhart propone ai lettori sono di una bellezza struggente: i bicchieri che vanno in pezzi al contatto con l’acqua perché qualcuno li aveva rotti e poi, pentito, incollati di nuovo; la ricerca delle parole incise per caso su una scrivania di legno; gli alberi pieni di farfalle che sembrano vivi, tanto palpitano le ali degli insetti.
“Sanctuary Line” è un romanzo che ho apprezzato a tutto tondo: la storia dei Butler, degli avi, dello zio Stanley, di Mandy, di Liz e di chi riposa nel cimitero di famiglia, mi resterà nel cuore per sempre. E ogni volta che vorrò tornare a Sanctuary Point in estate, potrò farlo percorrendo la dritta Sanctuary Line, rileggendo questo splendido romanzo e sì, allora sì, rivedrò le farfalle monarca sugli alberi lungo del rive del Lago Erie.
Oggi penso che c’era tutta una vita in quei baci, o perlomeno tutta una giovinezza. C’erano le lettere che non saremmo mai arrivati a scriverci. C’era l’estate successiva e quella dopo ancora [Sanctuary Line, Jane Urquhart, trad. N. Manuppelli]
non ho letto molti romanzi ambientati in canada, ma tutti quanti mi son piaciuti un sacco!
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Buondì Federica 🙂
Questo è un romanzo davvero molto particolare, mi è piaciuta tanto l’indagine psicologica dei personaggi (soprattutto le insicurezze dalla protagonista), ma anche le descrizioni dei paesaggi e dei luoghi mi ha fatta sognare. Quando vuoi, sappi che te lo presto volentieri!
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