Marco Malvaldi | La carta più alta

Il genere giallo di solito è accostato all’estate e io, che di gialli in passato ne ho letti tantissimi, non me lo sono fatto mancare nemmeno quest’anno. Dopo scorpacciate di gialli inglesi e americani – e dopo qualche piccola delusione su di un’autrice italiana che dovrebbere scrivere gialli ma secondo me sono Harmony scadenti – ho deciso di dare una chance ai romanzi di Marco Malvaldi, così ecco la mia recensione de “La carta più alta” (Sellerio editore, 198 pagine, 13 euro).

Titolo: La carta più alta

L’Autore: Marco Malvaldi è nato a Pisa nel 1974, di professione è chimico e con Sellerio ha pubblicato alcune avventure dei vecchietti del BarLume, salutati da un grande successo da parte dei lettori

Editore: Sellerio editore Palermo

Il mio consiglio: per chi ama i gialli deduttivi e si vuole abbandonare a qualche risata

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La fine dell’incontro era stata abbastanza standard; Fusco, dopo aver ringraziato Massimo, gli aveva ricordato ancora una volta di far caso a tutto quello che veniva detto nel bar, a proposito della vicenda Foresti-Carratori, e di riferire tutto a lui. Tutto: pettegolezzi, comportamenti, gente che nel bar prima ci veniva e ora non ci viene più, o il contrario. Ma non una parola sul fatto che l’indagine stava ripartendo. Su questo il commissario ci contava ciecamente. Uscito dal commissariato, Massimo si accese immediatamente una sigaretta. Ne aspirò la prima boccata a pieni polmoni, e poi tentò di soffiar via insieme con il fumo anche il proprio nervosismo. Ora sono veramente nel casino. [La carta più alta, Marco Malvaldi, citazione pagina 77]

Ci risiamo. A Pineta, immaginario paesino sulla cosa toscana, nel BarLume di Massimo Viviani proprio sotto l’olmo continuano a far radici quattro diversamente giovani: Ampelio, il Rimediotti, Del Tacca del comune e Aldo il ristoratore. Questa volta, è Aldo che lancia un sasso in acqua generando un vortice di cerchi e onde che minano la tranquillità dello stagno. A causa di un incendio nel Boccaccio, il proprio locale, il vecchio Aldo vorrebbe entrare in affari con un certo Foresti, che però ha nel suo passato qualcosa di torbido; la fortuna di Foresti, infatti, è legata molto probabilmente alla prematura quanto sconvolgente morte di Carratori, avvenuta molti anni prima, in modo rapido ed inesorabile.

Così, mentre Massimo il barrista apre i casting per cercare una nuova cameriera – ricevendo però solo terribili curricula e riprendendosi la bella Tiziana – Aldo e i tre vecchietti iniziano ad indagare. Con l’arrivo di una lettera anonima indirizzata proprio a Massimo la questione inizia a farsi seria, e il caso della misteriosa morte di Carratori viene riaperto, dopo più di vent’anni.

Ma che cosa potrà esserci di tanto misterioso nella morte di Carratori, avvenuta in ospedale a causa di un cancro fulminante? E se fosse stato il fidanzato della nipote ad avvelenarlo con una dose forte di chemioterapia? E se fosse stato avvelenato proprio dal Foresti, che avrebbe giovato per via di una proprietà in usufrutto? Mentre Massimo ha la testa tra le nuvole a causa di queste ilazioni, non vede una radice nella fitta boscaglia e si rompe il crociato del ginocchio.

Direttamente dal letto dell’ospedale, coccolato da Aldo che gli porta Tupperwere piene di leccornie e accutido da un medico che – casualmente – la notte della morte di Carratori se la ricorda bene, Massimo riuscirà anche questa volta a risolvere il mistero. E lo risolverà grazie all’intuizione legata ad un libro in cui lui proprio non crede.

La carta più alta” è il primo libro che leggo scritto da Marco Malvaldi che ha come protagonisti gli avventori del BarLume. La trama è avvincente e scorrevole, come da giallo classico il lettore viene invitato a continuare la lettura perché la curiosità di scoprirne di più lo inchioda alle pagine; mentre ho sorriso parecchie volte alle battute e agli eventi infausti che accadono al povero massimo, non ho apprezzato molto l’uso del (troppo) dialetto, o comunque della parlata dialettale. Per il resto, è un giallo godibile sullo stile deduttivo come i romanzi di Agatha Christie, senza tanta scientifica. Consigliato a chi vuole regalarsi qualche ora di lettura d’evasione senza rinunciare ad un sorriso e alla qualità della scrittura italiana.

2 pensieri su “Marco Malvaldi | La carta più alta

  1. Athenae Noctua ha detto:

    Ti confesso che sono andata direttamente alle impressioni, saltando i punti con le rivelazioni sulla trama, perché sto leggendo la serie in ordine e sono a Il re dei giochi (da iniziare), che precede ancora La carta più alta. Da quel che ho visto passando dal primo capitolo al secondo, c’è un incremento di ironia e inserti “popolareschi”, quindi magari hai trovato più dialetto di quanto non ce ne sia agli inizi, anche se, personalmente, mi piace molto… sarà che sono sopravvissuta alle misture dialettali di Carlo Emilio Gadda?! Comunque Malvaldi è piacevolissimo anche come persona: se ti capita di poter partecipare a qualche incontro, non perdertelo! 🙂

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    • Claudia ha detto:

      Ops, spero di non aver rivelato troppo della trama…
      Spero di incontrare Malvaldi dal vivo 🙂 anche se penso che per un pochetto non leggerò altri suoi romanzi, ma solo perché ne ho tantissimi altri in attesa!
      A presto!

      Piace a 1 persona

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