Carmen Pellegrino | Cade la terra

Quando ho iniziato a leggere il romanzo di Carmen PellegrinoCade la terra” (Giunti, pp. 220, 14 euro) ho pensato ad una passeggiata che ho fatto l’anno scorso nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, in Piemonte. Stavo salendo verso dei bellissimi laghetti cristallini, quando mi sono imbattuta in un alpeggio abbandonato, fermandomi per scattare alcune fotografie.

Le baite di duro e resistente gneiss erano quasi tutte diroccate: le lose del tetto erano crollate all’interno della casa e le erbe di montagna regnavano indisturbate. Le porte di legno mancavano, e sbirciando all’interno da una vuota finestra avevo potuto leggere la data 1889 incisa su una pietra portante della casa. Oggi, dopo aver letto il romanzo “Cade la terra”, posso dire che quel giorno mi sono sentita un po’ come Estella, la protagonista del libro: avevo voglia di non andare via dall’alpeggio per capire chi fossero i loro abitanti e perché lo avessero abbandonato così.

IMG_20150714_185129Titolo: Cade la terra

L’Autrice: Carmen Pellegrino ha scritto saggi di storia e racconti. Da qualche anno si occupa di luoghi morti rimorti e scampati, borghi, case, stazioni, teatri, luna park abbandonati. Definisce Alento come “un paese abbandonato che vive nella mia fantasia, così come i personaggi che la loro insaputa lo popolano“.

Editore: Giunti

Il mio consiglio: sì sopratutto se subite il fascino dei luoghi abbandonati

 

Guardo le case, adesso che sono tutte uguali, con nessun nome inciso sulle facciate: hanno il colore della terra solo un poco smossa; hanno le felci, le ortiche, i muschi da tutte le parti; hanno crepe che sono tutto sommato confortevoli. Forse un giorno cadranno, ma per il momento resistono […] L’abbandono ha livellato i destini, e ogni casa, ora ogni casa è un teatro, con le quinte in disfacimento, il palco che crepita sotto i passi, un teatro dove possono esibirsi anche quelli che una scena non l’hanno mai avuta. Ogni sera, ad un’ora imprecisata, possono ritrovarsi qui, con grande strepitio di vesti, come fossero attori bruciati, mimi, comparse, tutti un tempo respinti, tutti perciò falliti. Sotto la luce in disfazione, sotto la luce scoppiata, in un momento si ricreerà uno spazio in cui lieviteranno le nuove attese, e anche chi è rimasto sempre indietro finalmente arriverà, tutto trafelato. [Cade la terra, Carmen Pellegrino, citazione pagina 106]

In una fredda e nevosa notte di febbraio, la diciotenne Estella ricompare misteriosamente ad Alento, un paese nel Sud Italia. Estella è stata in un convento per due anni, ma ora si spoglia delle religiose vesti e accompagnata da Gedeone, il suo fedele segugio, ritorna per rivedere il paese. Trova lavoro a casa della facoltosa famiglia de Paolis, quella villa che dà sulla piazza con l’olmo nel cuore di Alento.

Estella diventa l’educatrice di Marcello, un ragazzo sedicenne capriccioso e irascibile e sempre malato. Ma dopo qualche tempo, la famiglia de Paolis inizia a disgregarsi, come si disgrega il paese di Alento, che si muove a causa di una frana che ne mina le fondamenta, e lo fa galleggiare come una barca in preda alla tempesta.

L’esodo più consistente si verificò a partire dagli anni sessanta, benché le prime disposizioni per lo sgombero del borgo in imminente pericolo di rovina risalissero agli inizi del Novecento. Sul finire dell’Ottocento le stradine del paese erano state occupate dall’acqua che scendeva incontenibile dalla collina, formando rivoli e pozzanghere, che intaccarono le fondamenta delle case. Nei punti in cui il terreno si abbassava come cedendo ad una pressione si formarono fosse di raccolta dell’acqua che non aveva possibilità di scolo. Accadde anche nella grande piazza, che si trasformò in un cerchio malarico. Solamente l’olmo parve non risentirne: le acque gli giravano intorno, mormorando un canto dolente, ma non ne fiaccarono le radici, che sono rimaste intatte, e così i rami, che ancora li scherza il vento. [Cade la terra, Carmen Pellegrino, citazione pagina 67]

Alento si spopola: scappano gli abitanti terrorizzati dai movimenti della terra; fugge la famiglia de Paolis, o meglio, quel che ne resta; scappa chi può, anche senza mezzi. Solo Estella non vuol lasciare la villa dei de Paolis che dà sulla piazza dell’olmo. Estella ama troppo Alento per lasciarlo, anche se cade a pezzi, anche se è in pericolo costante, anche se una trave del pericolante tetto, una notte, potrebbe caderle sulla testa ed ucciderla.

Estella si aggira tra il paese abbandonato, guarda gli oggetti che gli abitanti hanno lasciato, in fretta e furia, nella fuga. Come una Spoon River, nella seconda parte del romanzo, accompagnati da Estella, riviviamo gli antichi fasti di Alento, ascoltando le storie dei personaggi che l’hanno amato od odiato, quel paese sulla frana. Ascoltiamo la storia di Consiglio Parisi, di Libera Forti, di Cola Forti, di Maccabeo e i suoi figli, di Lucia Parisi e del banditore cieco Giacinto, del Guercio e di Mariuccia. Tutti rivivono nella memoria di Estella, lei così nostalgica e sprovveduta, tanto da non poter abbadonare quel mondo di terra che si muove, mentre tutto le cade accanto.

Cade la terra” è un romanzo scritto con uno stile poetico ed evocativo, affascinante e misterioso. Si annida la nostalgia, in queste pagine, sentimento che Estella rappresenta materialmente con il desiderio di vagare per questo paese che crolla con l’intento di non dimenticare nessuno. Un dente rotto sotto spirito, una lampatina, una lettera dal Venezuela, un berreto da banditore: tutti oggetti appartenuti a qualcuno, oggetti che hanno fatto parte della quoditinità di chi ora, forse, non vive più, se non nel cuore di chi non li dimenticherà mai.

Se mi guardo intorno si propaga in me la notte con il suo pauroso corteggio di ombre, e ogni volta non mi lascia facilmente. E’ in quei momenti che mi chiedo, come per un conforto, se ci fu il paese o se il paese fu un sogno, se fu solo una magica impostura. Ma, seppure impreciso nella memoria, so che è esistito e perdura e vaga lento nella luce che è restata, una luce di patina greco-antica che colpisce le facciate crollate, i ciglioni delle vie franate, il cimitero dei solitari e molti, sparsi in sparse fosse dilatate. [Cade la terra, Carmen Pellegrino, citazione pagina 158]

4 pensieri su “Carmen Pellegrino | Cade la terra

    • Claudia ha detto:

      Gentile Federico, grazie per l’avviso. Pensavo bastasse apporre la fonte dell’immagine, probabilmente non ho letto bene le regole di Flickr. Sono disponibile a togliere la sua immagine dall’articolo se lo ritiene necessario. Resto in attesa.

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  1. Federico Dessardo ha detto:

    Buonasera e perdoni il mio ritardo ho provato a contattarla anche via FB sul suo profilo..ritengo che la dicitura © (copyright) tutela i diritti d’autore in ambito commerciale a differenza di CC (creative commons) che prevede un uso gratuito delle opere, prevalentemente dietro segnalazione dell’autore/sito internet… ossia un congruo scambio di favori e pubblicità…
    Vedo un maldestro tentativo di arricchire il proprio blog con belle immagini “rubate” senza permesso e quel che è peggio per un proprio fine commerciale.
    La sola dicitura a mio avviso non basta e gradirei fossero tolte proprio perchè non sono nemmeno stato avvisato..diversamente avrei accettato più che volentieri a rendere visibili le mie immagini e ad una collaborazione ma così non è stato.

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