Gustave Flaubert | Madame Bovary

Dalla lettera di Gustave Flaubert a Louise Colet, Croisset 20 settembre 1851

[…] Ieri sera ho iniziato il mio romanzo. Prevedo ora difficoltà di stile che mi spaventano. Non è cosa da niente essere semplici Ho paura di cadere nel Paul Kock o di fare del Balzac chateubrianizzato.

E’ con queste parole che Flaubert racconta all’amata Louise di come ha iniziato a scrivere il romanzo che gli darà la fama, Madame Bovary. Un romanzo forte, avvincente, importante che gli causerà tra l’altro problemi legali, dati i contenuti ritenuti scandalosi per l’epoca.

Titolo: Madame Bovary

L’autore: Gustave Flaubert nacque a Rouen nel 1821, da padre chirurgo e madre di origini normanne. Sin da giovane si appassiona alla letterarura, apprezza i grandi autori francesi e ammira Cervantes. Inizia a scrivere racconti nel 1835, e negli anni seguenti inizia molti altri libri che diverranno sui famosi capolavori. Madame Bovary vede la luce nel 1857, e quasi immediatamente viene tacciato di immoralità. La sentenza finale dichiara Flaubert innocente e il suo romanzo inizia a circolare, ad essere letto e apprezzato. Muore nel 1880 ed è sepolto nel cimitero di Rouen.

Traduzione: Maria Luisa Spaziani

Editore: Mondadori

Il mio voto: 5/5

A volte pensava che erano tuttavia proprio quelli i più bei giorni della sua vita, la luna di miele, come si usava dire. Per gustarne la dolcezza, probabilmente avrebbero dovuto andare verso paesi dai nomi sonori dove i primi giorni del matrimonio trascorrono in torpori soavi! Sui sedili della diligenza, sotto tende di seta azzurra, si sale al passo per irte stradette ascoltando il canto del postiglione; la montagna ne rinvia l’eco con le campanelle delle capre e il frusciare sordo della cascata. Quando il sole tramonta, in riva a golfi si respira il profumo dei giardini di limoni; la sera, poi, sulla terrazza delle ville, tutti soli e con le dita allacciate, si guardano le stelle progettando il futuro. Le pareva che certi luoghi della terra dovessero produrre felicità, quasi che la felicità, pianta connaturata a un dato suolo, altrove crescesse macilenta [Madame Bovary, citazione a pagina 46]

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John Singer Sargent “Lady Agnew di Lochnaw” (1893)

La trama ricca di colpi di scena e di pathos

Charles Bovary è un medico di campagna, sposato con una donna più anziana di lui, già vedova ma ricca; una notte Charles viene chiamato da un servo della fattoria dei Rouault, perché il fattore si è rotto una gamba a malomodo. Giunto alla fattoria, il dottor Bovary sistema la frattura e nei giorni a venire fa spesso visita al fattore per controllare l’andamento della guarigione. Nel frattempo, la moglie di Bovary muore improvvisamente e il medico, ora vedovo, cade in depressione. Ma sono le visite alla fattoria dei Rouault a tirarlo su di morale, poiché egli si innamora della bellissima e giovanissima Emma Rouault, l’unica figlia del fattore. La chiede in moglie e il fattore è ben felice di sistemare quella figlia svampita e sognatrice.

Così, Emma Rouault diventa Emma Bovary, e si trasferisce nel vicino paese di Tostes, in provincia, dove vive Charles. Sin dall’inizio, Emma si rende conto che la vita coniugale è una noia, Charles stesso è una noia, pur essendo un uomo molto buono, generoso e altruista (spesso cura gratis chi non si può permettere le medicine). Emma rimane incinta e spera tanto di partorire un maschio, perché i maschi sono molto più liberi delle femmine; da Tostes si trasferiscono in un altro deprimente villaggio della campagna francese, Yonville. Qui Emma, appena giunta a Yonville, conosce Léon, un seducente apprendista notaio molto più giovane di lei. Léon, oltre che bello e affascinante, è un appassionato lettore, proprio come Emma, e la prima discussione tra i due verte proprio sul piacere di leggere.

Vi è capitato qualche volta – riprese Léon – d’incontrare in un libro un’idea vaga che avevate già avuto, qualche immagine obnubilata riflessa da lontano, che pur sembra esprimere a tutto tondo il vostro sentimento più impalpabile? [Madame Bovary, citazione pagina 94]

Qualche tempo dopo, Emma dà alla luce una bambina, battezzata con il nome di Berthe, e dopo averla messa a balia torna a rifiugiarsi nei suoi romanzi, nelle sue fantasie e nei suoi sogni, che ora hanno un nome seducente: Léon. Il giovane apprendista notaio diviene l’amante di Emma Bovary, all’insaputa del marito Charles che ovviamente non sospetta nulla, anzi ama la moglie ogni giorno sempre di più, nonostante lei sia acida e insopportabile.

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Claude Monet “Papaveri ad Argenteuil” (1873)

Ma Léon ad un certo punto deve lasciare Yonville per proseguire gli studi a Parigi e fare altre esperienze in altri studi notarili. Ad Emma non restano nient’altro che la noia e la depressione. All’orizzonte però si prospetta una nuova avventura, quando il signor Rodolphe accompagna un suo contadino moribondo per farlo visitare dal dottor Bovary. Tra Emma e Rodolphe, scocca una scintilla. Rodolphe è un uomo di mondo, di amanti ne ha già avute molte, e include Emma Bovary tra le sue conquiste.

Intorno a loro si dispiegava la dolcezza della notte, coltri d’ombra avvolgevano il fogliame. Emma, con gli occhi socchiusi, aspirava profondamente l’alito fresco del vento. Non si dicevano una parola, troppo perduti in un affluire di sogni. La tenerezza dei giorni passati, fluente e silenziosa come lo scorrere del fiume, invadeva di nuovo il loro cuore con lo stesso languore del profumo dei lillà, e proiettava nei loro ricordi ombre più smisurate e malinconiche di quelle dei salici, che ferme si stampavano sull’erba [Madame Bovary, citazione a pagina 220]

Rodolphe, con la scusa di insegnare ad Emma ad andare a cavallo, inizia a vederla sempre più spesso ed Emma rapidamente dimentica la vecchia fiamma, Léon. La relazione è intensa, passionale, torbida. Ma proprio quando Emma crede che la sua vita cambierà, che sta arrivando la svolta, l’ora in cui sarà davvero felice, Rodolphe le gioca un tiro meschino.

In preda all’ennesima crisi di nervi, Emma Bovary ricomincia a soffrire e il paziente marito Charles abbandona momentaneamente il lavoro per curarla e starle accanto. Dopo una sera a teatro, per distarla dai suoi dolori, Emma Bovary incontra di nuovo Léon e ricominciano una serie di bugie, non solo al marito ma anche ai creditori. Con Léon ricominciano incontri clandestini e languidi pomeriggi. Ma la vita di Emma è destinata a non trovare pace, Emma colleziona solo sfortune e delusioni, fino al drammatico epilogo...

Il processo, il successo e la morale

Il romanzo di Gustave Flaubert è molto scorrevole, e sono molto piacevoli le accurate descrizioni che vanno dai paesaggi, agli abiti e ai sentimenti. Flaubert traccia con precisione il ritratto psicologico di Emma Bovary, che nei suoi atteggiamenti e sentimenti può sembrare insopportabile, ma è in realtà una donna molto complessa, annoiata al punto di cercare disperatamente una via d’uscita, anche a costo di distruggere la sua reputazione e infangare quella del marito Charles.

Come scrivevo nell’introduzione, quando questo romanzo uscì sulla “Revue de Paris” nel 1857 dette immediatamente scandalo, tanto che l’autore subì un processo per oltraggio alla morale e all’etica. Ma venne assolto perché secondo i giudici è vero che Emma Bovary tradiva più volte il marito ed era troppo libertina, dando così cattivo esempio alle donne e alle ragazze dell’epoca; ma è vero anche che Emma con il suo comportamento va incontro alla rovina, per cui questa conclusione poteva essere vista come un monito per i lettori, che messi in guardia dal crudele destino di Emma Bovary, avrebbero dovuto guardarsi bene dal comportarsi come lei.

3 pensieri su “Gustave Flaubert | Madame Bovary

  1. Francesca ha detto:

    Bella analisi, Claudia! 🙂
    Come ti dicevo, ho letto il libro alle superiori e, sinceramente, la figura di Emma non mi aveva conquistata. Non escludo, dopo aver letto la tua recensione, di riprenderlo e rileggerlo con un altro spirito 🙂

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  2. Claudia ha detto:

    Ciao Francesca! Grazie mille del commento! In effetti, Emma Bovary non è simpatica, ma è una donna molto complessa e penso che Flaubert sia riuscito nell’intento di tracciare un preciso ritratto psicologico e morale!

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  3. Athenae Noctua ha detto:

    Devo confessarti che questo libro non mi è piaciuto, che ho trovato l’indagine nella psicologia di Emma troppo ridondante, il che mi ha fatto odiare il personaggio. Apprezzo, ivece, la riflessione di Flaubert sul crollo degli ideali romantici, sul pericolo di prendere alla lettera quanto narrato nei romanzi avventurosi e sulle smancerie dei giovanotti (la famosa lettera di Rodolphe, con tanto di finte lacrime sgocciolate sulla carta), ma l’unica simpatia provata per il personaggio è emersa verso la fine, al momento del suicidio. A suo svantaggio gioca però il fatto che ho letto Madame Bovary a brevissima distanza da Anna Karenina e, in qualche modo, ero sempre portata a continui confronti, così la figura monumentale di quest’ultima ha finito per schiacciare Emma…

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