Il 2 giugno 1946 per gli italiani fu un momento molto importante: furono chiamati alle urne per un Referendum dove venne loro chiesto se volevano continuare ad avere una Monarchia oppure se volevano passare ad una Repubblica. Oltre al valore storico della scelta della Repubblica, fu una data importante perché le donne italiane votarono per la prima volta; sì, perché prima del 1946 alle donne italiane non era concesso diritto di voto.
Perché sono partita dalla storia del nostro Belpaese per parlare di un saggio di Virginia Woolf? Perché in questo saggio che ho appena terminato di leggere si parla soprattutto di donne e diritti, donne e scrittura. E ogni volta che penso ai diritti delle donne – ancora oggi negati in molti (troppi!) Paesi del mondo – non può che venirmi in mente che è vergognoso che noi italiane abbiamo votato per la prima volta poco più di sessant’anni fa.
Titolo: Una stanza tutta per sé
L’autrice: Virginia Woolf nacque a Londra nel 1882. Cresciuta in un ambiente culturalmente stimolante, da adulta fu a capo del circolo culturale Bloomsbury. Con il marito fondò una casa editrice – Hogarth Press – e divenne uno dei nomi più noti della narrativa inglese dell’epoca. Morì suicida nel 1941
Traduzione: Maura Del Serra
Editore: Newton & Compton Editori
Il mio voto: 4/5
Le stanze sono così diverse; sono tranquille o tempestose; aperte sul mare, o al contrario sul cortile di un carcere; c’è il bucato steso, oppure splendono di opali e sete; sono dure come il crine o soffici come le piume… basta entrare in una stanza qualunque di una qualunque strada perché ci salti agli occhi quella forza estremamente complessa della femminilità. [Una stanza tutta per sé, citazione pagina 97]
Nel breve saggio “Una stanza tutta per sé” Virginia Woolf è chiamata a parlare della condizione della donne nel corso del tempo attraverso la scrittura. Ripercorrendo gli anni della pubblicazione dei primi romanzi, si osserva come la maggioranza delle opere fosse firmata da nomi maschili.
Come mai questo divario? Storicamente, si sa, alle donne erano concesse be poche libertà: una su tutte, ovviamente, la libertà di studio. Far studiare una bambina o una ragazza era tempo perso, soldi sprecati. La donna aveva pochi compiti precisi nelle società del passato: partorire nidiate di bambini, allevarli, rigovernare la casa e poi morire in santa pace. Pochissime donne nel Quattrocento e Cinquecento imparavano a leggere, era loro interdetta l’iscrizione alle università, e molti lavori non potevano svolgerli.
Ma qualche donna sfuggiva a questi “doveri-obblighi” e si metteva a studiare, a leggere e addirittura – scandalosamente – a scrivere. Molte scrittrici inglesi (ma non solo!) inizialmente pubblicarono i loro romanzi con degli pseudonimi maschili; la Woolf cita ad esempio le sorelle Bronte, che pubblicarono con i nomi di Currier, Acton ed Ellis Bell. Oppure, la nota George Elliot, al secolo Marion Evans, che ancora oggi viene riproposta dagli editori moderni con il nome maschile.
Ma il vero problema delle donne, per la Woolf, erano i soldi e l’avere una stanza tutta per sé. Con i soldi propri si guadagna l’indipendenza, non solo economica, e con l’avere una stanza tutta per sé… si guadagna la tranquillità per scrivere, leggere, dedicarsi a sé stesse. La Woolf ci ricorda che la nota scrittrice Jane Austen scriveva in un salotto comune: come riusciva a concentrarsi se era costantemente interrotta da ospiti, pranzi, tè e chiasso?
I libri scritti dagli uomini non sono uguali a quelli scritti dalle donne, perché le visioni del mondo dei sessi opposti sono chiaramente diversi, come sono diverse le sensibilità. Quindi donne che scrivono storie di altre donne saranno diametralmente diverse da uomini che scrivono storie di donne.
Anche se oggi in molte parti del mondo le donne sono ancora prive di istruzione o a malapena sanno leggere e scrivere, nel mondo Occidentale si verifica una sorta di “legge del contrappasso”: i lettori sono in maggior parte donne!
Infatti, il 48% dei lettori sono di sesso femminile, contro i 34,5% degli appartenenti al sesso maschile, e questo divario tra i due sessi inizia addirittura a partire dai 6 anni di età (fonte: dati ISTAT 2014 “La produzione e lettura di libri in Italia”).
Quando in futuro leggerai un romanzo classico scritto da una donna, pensa a tutte le difficoltà e i pregiudizi che essa ha dovuto superare perché venisse pubblicata la sua opera e potesse essere oggi letta da te, tu che leggi comodamente distesa sul divano nella tua stanza tutta per te.
Il tema è ancora caldo e attuale, eppure quel libro è ancora lì che mi aspetta sugli scaffali… dire che leggerò presto Una stanza tutta per sé sarebbe probabilmente una bugia (infatti ogni volta che scelgo con troppo anticipo una prossima lettura finisco per cambiare idea), ma non posso rimandare ancora a lungo!
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Ciao Cristina, grazie per il commento! Sì, il tema è ancora molto attuale, purtroppo… ogni giorno sentiamo notizie di soprusi e discriminazioni nei confronti delle donne… E’ una lettura breve ma intensa, sicuramente troverai il momento adatto per affrontarla!!!
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Ce l’ho sul comodino da tanto…. mi sa che è ora di leggerlo
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È un saggio molto godibile… ti piacerà!
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Purtroppo dopo decenni la condizione femminile è peggiorata. Adesso per essere rispettate dobbiamo lottare con le unghie e con i denti. Per essere riconosciute dobbiamo lavorare di più e molto meglio di uomini incapaci. In famiglia dobbiamo sobbarcarsi tutti i lavori in aggiunta a quello renumerato fuori…abbiamo raggiunto la parità? Non credo proprio. Abbiamo solo la consapevolezza di averne diritto, questo sì.
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Purtroppo hai ragione, in Italia le pari opportunità complete non sono ancora state raggiunte. Ma cerchiamo di essere ottimiste, prima o poi saremo allineati ai paesi nordici, più avanzati al momento!
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