Frankenstein è uno di quei romanzi che hanno dato non solo grandiosa fama alla propria autrice, ma hanno anche ispirato generazioni intere di registi, scrittori, artisti e spettatori; considerando che la prima bozza è del 1816 quando Mary Shelley aveva appena 19 anni è a dir poco sorprendente come un’opera abbia influito sull’immaginario comune per quasi duecento anni. Ecco il mio punto di vista.
Titolo: Frankenstein, o il moderno Prometeo
L’autrice: Mary Wollstonecraft Godwin (1787 -1851) , conosciuta poi come Mary Shelley dopo il matrimonio con il famoso poeta, è stata una scrittrice inglese. Già i genitori erano personaggi di spicco nell’ambiente intellettuale dell’epoca, ma a renderla immortale nel panorama letterario mondiale è stata la sua opera prima, Frankenstein. A seguire, pubblicò anche altri romanzi, tutti editi in Italia da Mondadori
Traduzione: Simona Fefé
Editore: Oscar Mondadori
Il mio voto: 5/5
Fu in una malinconica notte di novembre che vidi il compimento dei miei sforzi. Con un’ansia che quasi somigliava all’agonia, raccolsi intorno a me gli strumenti della vita per infondere una scintilla di esistenza nella cosa inanimata che giaceva ai miei piedi. Era già l’una del mattino; la pioggia batteva tristemente contro i vetri e la candela era quasi consumata, quando, nel tremolio della luce oramai debole, vidi aprirsi i vacui occhi gialli della creatura: respirava con difficoltà, e un fremito convulso gli agitava le membra. [cit. Frankenstein, pagina 69]

Gustave Courbet “Il castello di Chillon”. Il castello è situato sul Lago di Ginevra, in Svizzera, dove si svolge buona parte della vicenda narrata nel romanzo.
Fu nell’estate del 1816 che un gruppo di poeti e letterati trascorse del tempo in un maniero di proprietà di Lord Byron, noto poeta inglese di inizio Ottocento. Tra gli invitati, vi erano anche Percy Shelley e Mary Wollstonecraft Godwin, che allora non era ancora sua moglie, poiché Shelley era sposato. A causa del maltempo, i poeti e scrittori, isolati nella villa decisero di iniziare un gioco letterario: Lord Byron propose di scrivere una storia terrificante, un racconto d’orrore. Avrebbe vinto simbolicamente il più terrificante di tutti.
Così, Mary, chiusa nella sua stanza, ebbe l’idea di scrivere un racconto che avesse come protagonista un uomo deciso a sostituirsi a Dio e, forse galvanizzata dalle nuove teorie scientifiche dell’epoca, pensò che il suo scienziato avrebbe dato la vita ad un essere diverso dal genere umano. Il racconto vinse, tanto era terrificante, ma faceva anche riflettere, tanto era intenso. Due anni dopo, Mary Shelley pubblicò il romanzo Frankenstein in tre volumi, oggi raccolti tutti assieme nelle varie versioni tradotte in italiano.
Il romanzo segue uno schema simmetrico: si apre con le lettere di R. Walton, un esploratore polare che scrive tenere missive alla sorella Margaret; in una di queste lettere, descrive come il suo equipaggio abbia tratto in salvo un uomo che vagava per i ghiacci del Polo Nord accompagnato solo da una muta di cani. Il romanzo prosegue con il racconto dell’uomo salvato dai ghiacci, Victor Frankenstein, che febbrilmente e in modo appassionato, racconta a Walton la sua drammatica storia. Nella parte centrale del romanzo, a parlare in prima persona è l’essere che il dottor Frankenstein ha creato. A seguire, riprendere la narrazione in prima persona di Victor Frankenstein e si conclude con un paio di lettere di Walton alla sorella Margaret.
Quando ho iniziato a leggere Frankenstein indicativamente sapevo a che cosa sarei andata incontro, poiché alle scuole medie la docente di francese ci aveva assegnato come lettura estiva una versione ridotta in francese del celebre romanzo. Ciò che non mi sarei aspettata, era di leggere un libro avvincente e appassionante, che avesse anche il potere di far riflettere intensamente.
La narrazione è scorrevole, gli avvenimenti si sussegueno in un crescendo di tensione che verrà sciolta solamente alla fine; tanto è intenso il romanzo il lettore è quasi febbrilmente costretto ad arrivare al termine della storia, perché la narrazione lo impone. Inoltre, ho apprezzato molto i toni con i quali viene raccontata la vicenda: i tre narratori – Walton, Victor Frankestein e il mostro – raccontano con vera passione la storia, tanto che il lettore viene letteralmente travolto dagli eventi infausti.
Victor Frankestein, dopo aver studiato scienze, decide di creare la vita dal nulla, quasi si volesse sostituire a Dio, o volesse ribellarsi agli Dei, come fece Prometeo. Riesce nell’intento e dà vita ad un essere immondo, orrendo, ripugnante. Immediatamente dopo aver infuso la scintilla di vita, il dottor Frankestein si pente e abbandona il mostro a se stesso. Continua a lavorare senza più pensare alla creatura, ma viene riportato alla cruda realtà quando il padre gli scrive della tragica morte del fratellino minore, William Frankestein. Allora Victor capisce che dietro la morte del piccolo non può esserci Justice, la loro governante, ma c’è qualcun altro. O qualcos’altro.
Quando Victor incontra di nuovo il mostro, la creatura si confessa e racconta i suoi sentimenti e le sue paure: l’essere è solo al mondo, non ne esiste nessun altro della sua specie; gli uomini lo rifuggono, sono disgustati da lui, anche quando egli si mostra amorevole. Inizialmente, la creatura è buona e aiuta da lontano un famiglia di contadini. Ma quando viene scoperto, scoppia il finimondo, e il mostro capisce che non sarà mai gradito da essere umano.
Maledetto, maledetto creatore! Perché vivevo? Perché in quello stesso istante non ho spento la scintilla di vita che tu avevi così arbitrariamente acceso? Non lo so. La disperazione non si era ancora impadronita di me; ciò che provavo erano sentimenti di rabbia e vendetta. Avrei volentieri distrutto la fattoria e i suoi abitanti, per saziarmi delle loro urla e della loro disperazione [cit. Frankenstein pagina 166]
L’essere è furibondo con il creatore e il mondo: la sua solitudine è insopportabile, desidera una compagna e chiede a Victor Frankestein di crearne una. Lo scienziato è combattuto, rifugge addirittura alle Isole Orcadi, dove allestisce un piccolo laboratorio. Ma pochi secondo prima di instillare la vita nella compagna del mostro, il dottor Frankestein cambia idea.
Ora si scatena la vera furia della creatura. Non potrà placarsi finché non avrà la sua vendetta. Finché non avrà rovinato l’esistenza di Victor Frankestein come lui ha rovinato la sua mettondolo al mondo, quel mondo crudele e cattivo che lo rifiuta e lo detesta. Inizia un vero e proprio inseguimento, che porterà i due a sfidarsi e confrontarsi sino alle gelide e spaventose distese polari.
Frankestein deve il suo grande successo non solo alla storia, manipolata in ogni modo da film, musical, libri e parodie; deve la sua fama anche al fatto che i temi trattati sono sempre attuali: a che punto la scienza può spingersi? Qual è il confine tra la scienza e l’arrivare quasi a sostituirsi a Dio? Cosa succede quando le persone animate da grandi intenzioni vengono deluse dalla società? Perché esiste il male e si può combattere? O necessariamente si deve soccombere?
Ovviamente, come ogni romanzo si può leggere con diverse chiavi di lettura e ognuno trova la sua. Io l’ho apprezzato perché la narrazione è avvincente e appassionata, qualità rara ahimé nei romanzi di oggi, e ovviamente perché mi ha aiutata a rflettere.
… Poi, parliamoci chiaro: se un romanzo scritto quasi per caso da una ragazza molto giovane fa parlar di sé da quasi duecento anni, non pensate anche voi che sia un romanzo a dir poco eccezionale?
nonostante io sia una grande amante di Frankestin junior non ho mai pensato di leggere il romanzo. almeno fino a questo momento ;P
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A me è piaciuto moltissimo! L’ho preso in biblioteca da noi, edizione Oscar Mondadori!
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Hai ragione a definirlo attuale: Frankenstein riflette una tensione, che era già presente nella mitologia classica (non a caso il sottotitolo del testo è Il moderno Prometeo), a travalicare i limiti imposti all’uomo dalla Natura o dalle divinità ed è, pertanto, sempre attuale, soprattutto nei risvolti morali che propone e nella visione dell’alterità. Mi hai fatto venire voglia di rileggerlo!
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Ciao Cristina! Scorrevole, intrigante e attuale sono certamente le motivazioni che mi hanno fatta amare questo libro! Ho letto (ma non ancora commentato!) il tuo articolo sui Malavoglia… io ho fatto venir voglia di rileggere Frankenstein, ma tu hai fatto venire voglia a me di rileggere i Malavoglia!
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