Katherine Boo | Belle per sempre

Il mio interesse per i reportage mi ha portata alla lettura del romanzo di Katherine Boo, giornalista americana e autrice di “Belle per sempre”. Per scrivere questo libro la donna ha compiuto molti viaggi in India, nello slum di Annawadi, alle porte di Mumbai e ha lavorato con la gente dello slum dal 2007 al 2011.

Il lavoro le è valso il prestigioso National Book Award nel 2012.

Titolo: Belle per sempre

L’autrice: Katherine Boo è una giornalista e scrittrice statunitense

Editore: Piemme

Il mio consiglio: per chi vuole comprendere la dinamica dell’India oggi e per chi vuole conoscere le effettive condizioni di vita presso una baraccopoli

Tutto in televisione annunciava un’India nuova e migliore per le donne. […] Questa nuova India di donne allegre che sfidavano le convenzioni era un luogo che Meena non sapeva come ragggiungere. Forse Manju con il suo diploma ce l’avrebbe fatta, ma non poteva dirlo con certezza, dato che non conosceva nessuna che si fosse laureata. […] Lei subiva sempre le stesse cose: le botte regolari, il nuovo fidanzamento imposto e il futuro matrimonio. E del resto, cosa aveva mai potuto decidere?

In India si chiamano slum, in Brasile favelas e in Italia campi nomadi; nomi diversi per parlare della stessa cosa: zone prive di acqua potabile corrente, di elettricità o di servizi fondamentali quali luce, gas o linea telefonica. Ad abitarli sono persone povere, che non conoscono altro se non una miseria dura e tirare avanti ogni giorno è una sfida che si gioca tra la vita e la morte.

La giornalista americana Katherine Boo ha documentato accuratamente la vita di alcune persone nello slum di Annawadi a Mumbai (nel romanzo i nomi e i fatti narrati sono veri). Ci parla così di ragazzi volenterosi e gran lavoratori, che però si vedono negato ogni sorta di diritto. Racconta di donne tanto disperate da darsi fuoco; di come l’istruzione – se venisse garantita per tutti – potrebbe costituire una via di fuga da un mondo sporco e malfamato come la baraccopoli; e di quali lavori precari e pericolosi svolgono queste genti, anche i bambini: la raccolta della spazzatura. Conosciamo così Sunil e Abdul, due giovani che gestiscono il commercio della spazzatura: ogni giorno si lanciano verso i rifiuti accanto all’aeroporto, prima che i camion della nettezza urbana portino via i loro tesori. La Boo non si risparmia i dettagli quando racconta al lettore a quali pericoli i bambini vanno incontro, malattie, ferite che si infettano, topi che trasmettono le più strane patologia e la TBC che colpisce chiunque.

L’autrice si sofferma in particolare su come i protagonisti della sua storia si interfacciano con le autorità, i poliziotti in particolare sono tutti corrotti. Quando una donna che si è data fuoco viene portata in ospedale, sono i suoi parenti che devono procurare le medicine – a prezzi esagerati – e portarle ai medici, che non dispongono di strumenti per curare gratis i pazienti. Vengono messe in luce le grandi contraddizioni di un’India che sta cercando di emergere nei mercati mondiali, un’India dove i poveri vengono lasciati indietro e i ricchi diventano sempre più ricchi alle loro spalle.

Kathrine Boo si chiede quali possano essere oggi le reali opportunità di scampo per un ragazzo o una ragazza che nasce ad Annawadi, ma anche in un altro slum qualunque dell’India. Con un governo che non combatte la corruzione e in un mondo dove le leggi del mercato creano un mondo assurido, si assiste alla scena di poveri che accusano altri poveri per le scelte di governo. I ritratti degli abitanti dello slum sono tracciati con precisione, dovizia di particolari e senza pietismi, perchè nessun povero vuole la pietà o il buonismo, vorrebbe semplicemente essere aiutato a costruirsi un futuro.

Come dice Abdul, uno dei ragazzi protagonisti: “se la casa è storta e cadente, e il terreno su cui è costruita è irregolare, com’è possibile fare una cosa dritta?”

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